Questo lungometraggio non ha senso a partire dal titolo. Siamo nei gloriosi anni 80 è guardando questa pellicola lo spettatore dovrebbe chiedersi se gli sceneggiatori erano sotto l’effetto di qualcosa di forte o se semplicemente si sono divertiti un mondo a sfidare ogni regola del buon senso cinematografico. Dire che questo film è un viaggio bizzarro è un eufemismo; è più un tuffo in un passato cinematografico dove la vena surreale e psichedelica la facevano da padrona.
Il tono delle scene passa dal drammatico al visionario, dall’erotico all’horror fino alla fantascienza, cogliendo lo spettatore di sopresa. I piani sequenza sono tra lo psichedelico e l’illogico e sembrano montati nel film in maniera casuale.
La trama è ininfluente ma spendiamo due parole comunque: un padre di famiglia, Sam, viene rapito dagli alieni per poi tornare a casa, ma non nel modo in cui ti aspetteresti. Pensate a un incrocio tra un polpo e un extraterrestre di un film di serie C, e avrete una vaghissima idea di cosa intendo. Il suo grande piano di reunion familiare? Trasformare suo figlio in un mini-me alieno. Non aggiungo altro perché un po’ non l’ho capito un po’ non voglio fare troppe anticipazioni a quei valorosi che vorranno autopunirsi con questa pellicola.
Vorrei però descrivere la scena iniziale che è da cineteca ed è il preludio al non-senso a cui si sta per assistere. Un bambino gioca nel giardino col padre che lancia in aria un bastone: questo esplode clamorosamente creando il buio totale da cui emerge una luce accecante che rapisce l’uomo. Meraviglioso.