La difficile situazione data dal coronavirus ci ha messo e ci sta mettendo a dura prova sotto diversi aspetti e tra questi c’è sicuramente quello psicologico. È possibile che piccole o grandi manie già presenti si siano aggravate o che addirittura disturbi, prima inesistenti, siano comparsi complicando le nostre giornate. Per questo trovo che il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) al giorno d’oggi sia un tema molto attuale.
Diversi film presentano questo tema sotto differenti sfaccettature.
Uno di questi è Toc toc, un film spagnolo tratto dall’omonima commedia teatrale di Laurent Baffie e diretto da Vicente Villanueva. Si svolge nello studio di un noto psicologo con la fama di ricevere i pazienti un’unica volta gratuitamente. A sei persone viene accidentalmente dato l’appuntamento lo stesso giorno, alla stessa ora, ritrovandosi a dover passare diverse ore assieme nella sala d’aspetto. Infatti, a causa di un contrattempo, il dottore è in ritardo.
Ogni paziente soffre di un DOC diverso e, dopo un primo momento di confusione e di litigi, i sei decidono d’intraprendere un’auto-terapia di gruppo.
Il film è ricco di stereotipi che vanno dai nomi dei personaggi, al loro abbigliamento. Come Blanca che ha la fobia dei batteri e il suo nome è il colore che simboleggia la purezza. Nella sua borsa c’è sempre il necessario per pulire e disinfettare. Non tocca nulla e nessuno; e se ciò accade, deve andare immediatamente a lavarsi. Otto invece non riesce a calpestare le righe ed è un maniaco dell’ordine e della simmetria, una fobia che lo costringe a riordinare qualsiasi cosa, ovunque si trovi. Liliana ha la mania di ripetere tutto ciò che dice due volte o le ultime sillabe delle parole pronunciate da altri. Inoltre, ha un attaccamento morboso al suo cellulare.