GATTO «Federico no no. Non può funzionare! Non con un’epidemia. Con una pandemia addirittura! Lì ci vuole un buon governo! Non una foca monaca!»
FEDERICO «Ma sì ti dico!»
GATTO «Ma no. Federico. Guardalo il Presidente è rigido. Poi quella cantilena, via su. Fai il bravo…»
FEDERICO «Gatto se ti dico che sì. Va bene… la gente lo adorerà! È lo specchio della composta e fredda economia di mercato. Ha il volto dell’uomo qualunque. Uno mica se lo aspetta, il pubblico, no dico. Non se lo aspetta quel cambio strategico!»
GATTO «Ah beh certo che ti devi aspettare…»
FDERICO «Poi guardalo nell’insieme…. col gruppo… con il suo Stato Maggiore»
FEDERICO URLANDO FORTE «Avanti! Si prova l’entrata!»
GATTO «Mamma mia non mi urlare nelle orecchie!»
FEDERICO SEMPRE URLANDO «Avanti, avanti! L’entrata e poi vi accomodate ognuno al suo posto.»
POI PIANO E PACATO «Vedi come stan bene lì nei loro abiti eleganti e sobri. Il Dottore ecco lui non mi convince… forse un maglioncino. Sì più adatto il maglioncino…»
GATTO «D’accordo. Allora se vogliamo tenere coso… lì come si chiama il Presidente… centrale, però mi sposti il Comandante a destra. Perché un comandante bisogna che stia a destra…»
FEDERICO «Ma quale comandante? Quello alto o l’altro?»
GATTO «L’altro. L’altro naturalmente. Il Comandante. Non il Ministro Alto. Lo mettiamo a destra e gli facciamo dire qualcosa di forte. Di sopra le righe. Ma incisivo. Qualcosa che piace… che dà il senso dell’autorità. »
FEDERICO «Sì sì qualcosa che piace! Ma che disturba allo stesso tempo. Che ne so? Sulla vecchiaia e la libertà. Qualcosa di cui parlare.»
GATTO «Ahhh Federico mi leggi nel pensiero. Con quello sguardo volitivo che sembra vedere al di là del sogno… ma le donne? Sei sicuro che non vuoi donne in questa scena?»