Sulla piattaforma Play Suisse è arrivata una serie interessante in sei episodi che ha qualche sfondo la delinquenza minorile: Delitti minori. Prodotto dalla TSR vede alla regia Nicole Borgeat che insieme a Jacqueline Surchat ha anche scritto la sceneggiatura.
Questa, in estrema sintesi, la trama.
Tribunale dei minori, Ginevra. Un giudice amichevole (Gabrielle), un’insegnante indisciplinata (Anaïs) e un ispettore di polizia intransigente (Kadi), usano metodi molto diversi per trattare i giovani delinquenti. Dopo un furto con scasso, Marek, un giovane già monitorato dal Tribunale dei minori, viene arrestato. Durante l’udienza, la madre dell’adolescente revoca i suoi diritti di genitore: non vuole più questo figlio, che sta diventando violento come il padre spacciatore. Marek, scioccato, si rifiuta di collaborare e il suo giudice, Gabrielle, non ha altra scelta che rimandarlo in custodia cautelare. Kadi, convinta che Marek sia coinvolto nella scomparsa di Elena, un’adolescente innocente, conduce da sola le indagini. Gabrielle chiede ad Anaïs di occuparsi della sua educazione e lei ci lavora instancabilmente per ridare a Marek la speranza.
Chi ha ucciso Elena? Marek? Un altro giovane visto dalla telecamera di sorveglianza? Cosa nascondeva la vittima? E la sua famiglia? L’indagine si sta complicando e la gravità senza precedenti di questo caso costringerà Gabrielle, Anaïs e Kadi a correre dei rischi e a fare delle scelte che per i giovani e per la società: rinchiudere o fidarsi?
Per approfondire il tema abbiamo intervistato le due autrici della serie: Nicole Borgeat e Jacqueline Surchat.

Prima di tutto, vorrei chiedervi perché avete scelto questo argomento e come avete iniziato a scrivere la serie e perché la serie?
Credo che entrambe volessimo scrivere una serie e poter esplorare più personaggi, avere una densità narrativa diversa da quella di un film. Qualche anno fa avevamo già provato a farne una insieme, ma alla fine quel progetto si è trasformato in un film. Ci siamo ritrovate e abbiamo parlato di un soggetto legato alla giustizia. Per noi, prima di tutto, era importante cercare un’arena in cui fare accadere le cose. All’inizio avevamo pensato a un soggetto legato alla Corte federale, anche perché abbiamo un amico che è un giudice. Abbiamo tuttavia scoperto che le persone che lavoravano lì erano per lo più dietro le scrivanie e non avevano grandi contatti con l’esterno e questo aspetto poteva essere un problema per la storia a livello visivo. Inoltre, non funzionava neppure dal punto di vista narrativo: non è interessante concentrarsi su persone dietro una scrivania. Ecco perché abbiamo pensato di esplorare il mondo dell’adolescenza, un’età che piace a entrambi e che ci emoziona. Così ci è venuta subito l’idea di fare una serie ambientata attorno e dentro al tribunale minorile di Rennes. Il passo successivo è stato quello di fare delle ricerche per cercare di creare intrighi, costruire personaggi credibili e reali. Abbiamo perciò parlato con giudici, educatori, procuratori, agenti di polizia, ecc. che ci hanno raccontato il loro lavoro. Siamo riusciti a raccogliere una documentazione davvero importante e il materiale per scrivere molte storie.

Come avete lavorato con loro?
È stato incredibile. Siamo stati toccati e commossi ogni volta dalle storie, dal loro impegno, dalla loro umanità. All’inizio ci siamo anche chiesti che cosa potevamo mettere in discussione, come criticare il sistema? Ma alla fine ci siamo detti che questa serie è un tributo all’impegno di chi ci lavora e a un sistema giudiziario estremamente equilibrato, dove la giustizia riparativa attuata in Svizzera è centrata sulla persona.

 

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