Nell’ultimo film di Woody Allen siamo dalle parti di Match Point, almeno per i temi trattati. Un colpo di fortuna – presentato fuori concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia – è in arrivo nelle nostre sale e vale la pena andare a vederlo. Per diverse ragioni.

Anzitutto, ma è una semplice curiosità, perché è il primo film del regista newyorkese girato in francese. Inoltre, perché la Parigi immortalata in questo film, è splendidamente fotografata da Vittorio Storaro. I colori autunnali, caldi e malinconici, sono enfatizzati e accolgono le storie dei personaggi rendendole uniche, universali e senza tempo. Ma soprattutto perché il meccanismo narrativo congeniato dall’autore è lucido e preciso come un orologio nel quale giostrano, a loro agio, i vari personaggi.

Certo, non siamo in cima alle sue vette creative, né nei pressi delle battute umoristiche che hanno fatto la storia del cinema, eppure il film è godibile e molto piacevole. E a ciò contribuisce anche una musica jazz che cambia tono e ritmo a seconda dei sentimenti che prevalgono nella scena.

Ma veniamo alla storia: il colpo di fortuna (e sfortuna) è quello tra Fanny e Alain (Lou de Laâge e Niels Schneider), ex compagni di liceo e futuri amanti che si rincontrano per strada a Parigi. Lei è sposata con un tizio ricco del quale non si capisce il lavoro (Melvil Poupaud), mentre lui è divorziato ed è rimasto un aspirante scrittore.

Il tutto sembra svolgersi in modo tranquillo. Come in molti film di Allen non ci sono melodrammi, esagerazioni, catastrofi annunciate. Anche un tradimento viene trattato come se fosse un’azione comune, normale. Quasi quotidiana. E la stessa cosa capita con un omicidio. Gli eccessi stanno altrove. Qui, l’importante è scoprire il meccanismo, cercare di venirne a capo e capirne le ragioni. Motivi che, probabilmente sono razionali solo in apparenza. Perché alla fine, l’apparente autocontrollo dei personaggi è una bella coperta di linus. Sotto la quiete i sentimenti ribollono, esplodono e mandano in frantumi vite agiate. Ma sempre con classe e calma apparente.

E il caso? Anche qui come in Match Point è fondamentale. “Alain apprezza l’influenza del caso e della fortuna nella vita, l’ha osservata e l’ha sperimentata, diversamente da Jean (il marito) che ha una personalità molto più rigida e maniaca del controllo”, aggiunge il regista. “Io penso che la fortuna e il caso svolgano un ruolo molto più grande di quanto le persone siano disposte ad ammettere. Amano credere che lavorando sodo, applicandosi e seguendo una stretta disciplina saranno in grado di controllare la propria esistenza. Ma è vero soltanto in parte, malgrado sia un pensiero vagamente inquietante” ammette lo stesso Woody Allen.

Un colpo di fortuna contiene già nel titolo due elementi chiave. Due termini: colpo e fortuna, che aprono le porte. Tutte le porte di un film che scopri, a poco a poco, seguendo il ritmo allegro e ironico della prima parte e poi più drammatico della seconda. In una specie di climax che esplode nella splendida scena conclusiva.