Dimentichiamoci subito di Benedetta, Titane è il film più estremo visto quest’anno nella competizione principale a Cannes. È un body-horror che ti lascia un segno indelebile nella mente, come quelli che ha la protagonista sul corpo per tutta la durata del film.
Il film inizia con un incidente d’auto che coinvolge una ragazzina. Riesce a sopravvivere solo grazie a una placca di titanio che i medici le impiantano sul lato destro del cranio. Un fatto che tuttavia le modifica anche il modo di avvicinarsi agli uomini e alle macchine: detesta i primi e adora le seconde.
La regista è un enfant prodige del cinema francese: Julia Ducournau (classe 1983) e questo film ha sicuramente il merito di non lasciare indifferenti gli spettatori. Pellicola molto dura, cattiva, sanguinante e violenta ha dalla sua una grande forza espressiva sottolineata da adeguati suoni cupi e industriali. È molto più potente di Crash di Cronenberg a cui Titane deve sicuramente la sua ispirazione originaria, perché anche in questo caso siamo di fronte al “gioco”, mai passato di moda, tra il metallo (qui è il titanio) e il corpo.
Ma Titane è anche altro e punta sia sulla notevole prestazione della giovane attrice (bravissima Agathe Rousselle) sia sulla messa in scena dove la scenografia raggiunge livelli molto alti. È un film anche imperfetto perché non sempre la tensione resta alta, ma ci sono diverse scene d’azione davvero notevoli, così come sono riuscite le sequenze dedicate alla trasformazione del corpo; quella metamorfosi (di kafkiana memoria) che è anche uno dei temi del film così come lo è l’accoglienza; rifiutata dai genitori la giovane trova rifugio da un comandante dei pompieri. Un affetto che impara a conoscere e a ricambiare.
Non per tutti. Ma se proprio avete voglia di un horror Titane ha anche il pregio di avere una vena originale e artistica difficilmente reperibile nei film di genere visti negli ultimi anni.
VOTO: 3 su 5