Scritto da Enrico Cehovin in collaborazione con https://lumiereeisuoifratelli.com/
Alain e Marie sono una coppia di mezza età intenta a comprare una tranquilla villetta di periferia. Il vero valore aggiunto della proprietà non sta però nella pace del vicinato o nella splendida vista di cui gode la casa, ma si tratta di qualcosa di molto più particolare situato nello scantinato.
Parlare di Incredible but True senza rovinarlo è sostanzialmente impossibile. Perché per parlarne bisogna rivelare l’esistenza del congegno, o meglio dei due congegni, attorno ai quali è imperniato il film. Che sia un pneumatico assassino, un motivetto diabolico, una mosca gigante da allevare o una giacca di pelle con un sogno, i film di Quentin Dupieux hanno sempre per cardine un elemento surreale. In Incredibile but True questo elemento è una botola in cantina che, una volta discesa, permette di viaggiare nel tempo. Senza entrare troppo nel dettaglio della dinamica del viaggio temporale, che Dupieux svela a poco a poco aggiungendo informazioni e dando spazio a successive riflessioni, è importante sapere che per Marie sarà dapprima una semplice curiosità e, via via scoperte le potenzialità, una vera e propria ossessione.
Il secondo perno della vicenda, che fa da contraltare all’essenziale macchina del tempo, è invece il pene meccanico che, come candidamente rivela in una cena a quattro in doppia coppia, si fa innestare il capo e miglior amico di Alain.
I due elementi surreali sono gli espedienti meticolosamente studiati da Dupieux per mettere a confronto due coppie, e a due a due i membri delle coppie, nel loro affrontare diversamente, nell’abbracciare o osteggiare, l’avanzamento dell’età. Vera colonna portante della vicenda è Alain, l’unico ad avere fin da subito una posizione ben precisa e a non aver paura d’invecchiare, al contrario degli altri tre che, chi per magia, chi per progresso, chi per comportamento, dimostrano di non essere in grado di abbracciare con serenità la fine della giovinezza.
In Incredible but True l’elemento fantascientifico è quanto di più semplice e allo stesso tempo di più filosoficamente complesso, per i ragionamenti che l’elemento surreale innesca, mai raggiunto dal regista. Dupieux sfrutta al meglio il congegno da lui creato dando vita a un’irresistibile commedia tanto compatta quanto completa, perfetta nei suoi soli 74′.
Immagine: Berlinale.de