Scritto da Enrico Cehovin in collaborazione con https://lumiereeisuoifratelli.com/
Una spiaggia magnifica, l’acqua limpida e trasparente, il sole splendente.
L’immagine da cartolina che apre Both Sides of the Blade si arricchisce subito con l’ingresso in campo di due personaggi, un uomo e una donna, che danno le spalle alla macchina da presa; sono ripresi in controluce e formano immediatamente un contrasto col paesaggio da sogno e le loro silhouette completamente nere fanno intendere che l’idillio, la perfezione dell’immagine promozionale di una vacanza, nascondono realtà celate, un lato nero dei personaggi.
L’inganno prosegue: i due si abbracciano, nuotano, amoreggiano. Tutto sembra perfetto. Poi la soggettiva sgranata di un treno che torna in stazione, una panoramica sui tetti di Parigi, una porta che si apre e una valigia che viene appoggiata a terra: il viaggio è finito, si torna alla quotidianità. Ma nella vita di Sara e Jean (lei Juliette Binoche, lui Vincent Lindon) riappare François (Grégoire Colin), ex-compagno di lei, ex-miglior amico di lui. Sara, nonostante i dieci anni di relazione stabile con Jean, traballa emotivamente nel rivedere François, mentre François si fa sempre più vicino alla coppia riallacciando i rapporti con Jean e tornando a collaborare lavorativamente con lui.
Both Sides of the Blade nasce come progetto intermedio girato nella pausa d’attesa nella realizzazione di The Stars at Noon – nel tentativo, ormai fallito, di aspettare Robert Pattinson impegnato più del previsto nelle riprese diThe Batman a causa di positività a covid e protocolli sanitari – in un processo analogo a quanto era successo conL’amore secondo Isabelle nella lunga e travagliata lavorazione di High Life; proprio con L’amore secondo Isabelle condivide più di qualche analogia. Ne condivide infatti la co-sceneggiatrice, Christine Angot, e l’attrice protagonista, Juliette Binoche; ma laddove L’amore secondo Isabelle si concentrava principalmente sull’identità frammentata del singolo individuo (una protagonista, fulcro del film), in Both Sides of the Blade Denis si interessa alle stesse lacune in sistema doppio (la coppia, in questo senso più accomunabile a Vendredi soir) se non triplo (il triangolo).
Claire Denis indaga i volti e le emozioni dei suoi personaggi in strettissimi primi piani e molto viene giocato sul non detto: il passato dei personaggi è solo accennato – su tutti il passato non meglio specificato da galeotto di Jean – e i passaggi comportamentali dei personaggi, miratamente irrazionali e di difficile lettura, contribuiscono a creare un clima di tensione che Denis cavalca e ingigantisce, anche grazie alle note dei Tindersticks, con un approccio noir che ricorda da vicino quello già adottato in Les Salauds. La crisi è sempre alle porte e la tensione è onnipresente; la macchina da presa di Denis si muove aggressiva sui corpi e sulle azioni, in un montaggio serrato aderente alla frammentarietà delle psicologie descritte in questo studio dei personaggi che è allo stesso tempo costantemente leggibile ed ermetico.
Meritato Orso d’Argento alla miglior regia alla 72ª Berlinale, oltre all’inquadratura iniziale almeno altre due le sequenze da non dimenticare: l’arrivo alla festa e il bacio mancato.
fonte immagine: Berlinale.de