Non ho visto la palma d’oro Un affare di famiglia del regista nipponico Koreeda, ma me ne avevano parlato tutti bene e anche i critici lo davano tra i favoriti. Quindi bene così. Ottimo anche il Grand Prix attribuito a Spike Lee per Blackkklansman, film che ho adorato. Non ho neppure visto il premio della Giuria Capharnaum di Nadine Labaki e quindi non saprei che dire. Invece ho ammirato il meritato premio per la migliore regia attribuito a Zimna Wojna di Pavel Pawlikowski. Ho ancora nella testa quel bianco e nero e l’eleganza della fotografia.
E veniamo ai premi italiani: Alice Rohrwacher, per Lazzaro felice (in ex equo con Jafar Panahi per Three Faces) ha vinto la palma per la miglior sceneggiatura. Secondo me non la valeva, ma capisco le ragioni. Meritatissimo, invece, il premio attribuito a Marcello Fonte per Dogman di Matteo Garrone. Come lui, nessuno in questo festival. E ho ancora nella bocca il senso di disgusto che mi ha provocato quella visione e quel personaggio vigliacco e bieco. Non ho nulla da dire, invece, sulla palma d’oro speciale stata assegnata a Le Livre d’image di Jean-Luc Godard. A lui si può dare tutto. Anche se fa un corto di 10 secondi, e va bene così. Lui è la storia del cinema.
In definitiva, dunque un bel palmares e scelte azzeccate. Anche per il grande pubblico e le sale.