C’è un’immagine nel secondo lungometraggio di Valeria Golino che dà il tono a Euforia, pellicola presentata a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Non definisce tutta la pellicola, ma è emblematica del carattere del personaggio principale interpretato da Riccardo Scamarcio: Matteo. Lui e alcuni amici sono in auto, la sera, in giro per Roma. A uno stop si affianca un’altra auto di ragazzi. Una di loro allunga il braccio, Matteo fa lo stesso e per pochi secondo le dita dei due si incontrano per poi lasciarsi. Ecco, in un piccolo gesto, c’è tutto il carattere sfuggente, effimero e leggero di questo personaggio. Uno che vive di incontri fugaci con altri uomini (è gay) e pensa solo al lavoro. Anche l’appartamento in cui vive, iper moderno e tecnologico, ma asettico e senza anima, lo descrive bene. Ma a un certo punto una notizia sconvolge la sua vita: il fratello Ettore (Mastandrea) ha un tumore e deve venire a Roma per curarsi. Matteo lo ospita e con lui inizia un percorso di conoscenza e riavvicinamento che si evolve pian piano. E questo grazie anche alla regia fatta di primissimi piani – per cogliere esitazioni e che ti fanno entrare meglio nella psicologia dei personaggi – e di campi e controcampi dosati con sapienza.

Brava Valeria Golino a non cadere nella banalità del melodramma da fiction televisiva e brava a dirigere due attori che non sempre hanno convinto, legati spesso alla loro immagine, come lo stesso Scamarcio e Valerio Mastandrea. E quando lo stavamo guardando abbiamo pensato: chissà come si sarà divertita la Golino a far interpretare un gay al suo ex fidanzato. E lui, da professionista, è stato al gioco ed è uscito un buon prodotto.

Da notare che nel cast ci sono anche altri attori dal nome importante per il panorama italiano come Isabella Ferrari (che interpreta l’ex moglie di Ettore) e Jasmine Trinca (la nuova amica) qui, seppur in un ruolo minore, spicca per la misura e la compostezza della recitazione.