Alla fine della visione di questo documentario hai una sensazione di malessere, anche di sporco e di ingiustizia. Perché la testimonianza di Ana e delle sue colleghe è davvero forte.
La realizzatrice è Pascale Bourgaux, al suo esordio con regista è una giornalista da sempre interessata ai conflitti e ai Paesi in crisi come Siria, Iraq, Afghanistan.
Hawar, our Banished Children (in concorso a Visions du Réel) è frutto di 8 anni di indagini e offre una commovente testimonianza e uno sguardo inedito sulle giovani donne yazide rapite e violentate dai jihadisti dell’Isis e che, una volta liberate, sono state costrette dalle loro stesse famiglie ad abbandonare i propri figli perché il sangue del nemico scorreva nelle loro vene. Insomma, sono donne violentate due volte: prima dai criminali dell’Isis e poi dalle loro famiglie. E come dice la stessa regista “sono sopravvissuti, dimenticati da tutti e soffrono in silenzio. Questo film vuole far sentire la loro voce”. Ed è una voce molto forte, quasi un urlo di disperazione e pianto che si libera alto nel cielo. A urlare il dolore delle violenze subite e quello del rifiuto.
In particolare, la pellicola di Bourgaux segue il viaggio di Ana (nome fittizio per la sua privacy) la quale attraversa il Kurdistan in segreto per ritrovare la figlia dopo quattro anni. Lei è la prima madre sopravvissuta yazida a rompere l’omertà. Noi seguiamo il suo viaggio attraverso montagne e pianure desolate e aspre, mentre lei racconta in voce off delle angherie subite e del rifiuto della famiglia. Il tutto intervallato dalla nascita della figlia, un racconto molto emozionante. Se all’inizio c’è un umano rifiuto di quella creatura nata da un abuso, con i giorni e vedendo la bambina indifesa e bisognosa di attenzione, si affeziona e la sente sempre più sua sino al doloroso abbandono a causa dei pregiudizi familiari.
Un viaggio che è ovviamente anche una metafora di una situazione che molte altre donne, come lei, hanno vissuto. Un viaggio verso una Terra Promessa che è il ricongiungimento con la figlia e la speranza di una vita diversa.