Quando si vola alto bisogna davvero avere la qualità per farlo. E Terrence Malick le ha, poche storie. Quando vedi un suo film ti senti piccolo piccolo, ma sei cosciente della bellezza che ti offre. Ti accorgi che le menti eccelse sono poche e intuisci che qualcosa di davvero grande è possibile. A hidden life, il suo ultimo lavoro, è il più bel film che ha fatto. È vero, mi sbilancio. Ma questo è il mio pensiero a caldo. Quasi tre ore di immagini in movimento che ti fanno dire: la magia del cinema è questa.

E lo ha fatto combinando due cose semplici e complicate allo stesso tempo: la forma e il contenuto. Siamo durante la Seconda Guerra Mondiale e in un piccolo paese di contadini Franz Jägerstätter rifiuta di fare il saluto nazista e di arruolarsi nell’esercito di Hitler. Imprigionato ma sempre libero cercherà di non soccombere al potere che lui ritiene ingiusto. Un film basato su una storia realmente accaduta e che fa venire i brividi. Per come è girato, per come è montato e per come la musica e il classico ondeggiare malickiano della camera ti trasporta in un altro mondo.

Io sono uscito con le lacrime agli occhi. Anche per l’ultima piccola grande parte di Bruno Ganz.