Tre ore e mezza di cui tre ore sotto il martellante ritmo di una discoteca può mettere alla prova chiunque. Anche gli appassionati che hanno seguito tutti i film in concorso del Festival di Cannes. Il nuovo film del vincitore con La vita di Adele, Abdellatif Kechiche, torna nella competizione principale con un film estremo. Si tratta del secondo capitolo di una trilogia iniziata con Mektoub, My Love (Canto uno) sui giovani degli anni 90.

Come in Adele il regista mette in scena il desiderio sessuale e lo fa spingendo fino alle estreme conseguenze la narrazione. Il tutto usando la presa diretta, cercando cioè di cogliere la naturalezza dei movimenti e delle azioni.

Se il meccanismo funzionava molto bene in Adele, qui è un po’ stanco e stantio e, alla fine, quello che si prova guardando questo film è tanta noia. Peccato.