La passione, la ribellione e la creazione. Parla di questo, ma anche di tanto altro il film di Céline Sciamma Portrait de la jeune fille en feu. Una produzione in costume e ambientata nel 1770 che ha quale protagonista due donne: una pittrice e una modella.

La storia raccontata è quella di Héloïse e Marianne dai destini avversi e dalle sembianze opposte: una bionda e castigata in un vestito troppo stretto per lei. L’altra nera e dal decolté sempre in mostra, quasi a evidenziare la propria attitudine d’artista. Una promessa sposa di un uomo che non ha mai visto, l’altra fiera della sua situazione da single. E tra di loro, lentamente, nasce l’amore, la passione. Quella che travolge il tempo e lo spazio.

“Quando iniziai a sognare il film, il grande obiettivo era quello della ricostruzione intima più che di quella dell’ambientazione” ha detto la regista al suo quarto lungometraggio girato quasi tutto sull’isola di Quiberon.

Un film femminile e che indaga su un tema abbastanza sconosciuto come quello della vita di un’artista donna, in un’epoca in cui l’arte era predominio degli uomini. E infatti la stessa Sciamma ha evidenziato che “quando ha scoperto il lavoro dei pittori dimenticati ha sentito una grande eccitazione ma anche un grande senso di tristezza. Quella dell’anonimato di quelle opere condannate al segreto”.

E oltre alla creazione e alla passione amorosa, come detto qeuesto  anche un film sulla ribellione al pensiero dominante dell’epoca. Dove la donna doveva adeguarsi ai matrimoni forzati e non poteva essere libera di amare un’altra donna.