Presentato in concorso al Toronto Film Festival, il personaggio principale di Spirit of ecstasy Jeanne ricorda Lisbeth Salander, la protagonista della trilogia Millennium di Stieg Larson, nel suo essere fluida e apatica.

Lei ha 24 anni e vive in una caserma di periferia con il padre poliziotto, il fratellino e la sorellina. Ma ha scommesso con sé stessa che avrà successo nella vita imparando a navigare il mondo della finanza. Non per ambizioni di fama o lusso sfrenato, ma perché è il modo più rapido e sicuro per guadagnarsi la libertà da una situazione che la opprime.

Il film, proprio per metterci nel mood giusto e per definire al meglio la protagonista, inizia con una scena piuttosto spettacolare e d’impatto: Jeanne, arriva con la sua moto (altra somiglianza con Lisbeth) e spacca una vetrina di un negozio di moda maschile. Ruba un completo elegante e se ne va.

Insieme al furto anche un ferimento. Infatti, facendo l’occhiolino ai film di Cronenberg, la regista Héléna Klotz insiste molto sulla carne viva, squarciata dal vetro del negozio, sulla ferita e sulla sua cucitura e medicazione. Un aspetto, quello fisico, che accompagna la protagonista lungo tutto il film. Come se il corpo fosse la strada da percorrere e da usare per trovare la libertà.

Anche il titolo, in quale modo, è un aspetto che si lega alla ricerca della libertà. Infatti, come sottolinea la stessa regista: “Il titolo si riferisce ovviamente all’ornamento del cofano della Rolls-Royce, una statuetta forte e metallica che Jeanne in alcuni momenti imita. Come l’auto anche lei si alza contro il vento, squarciando l’aria”.

Spirit of ecstasy ha dialoghi secchi e ficcanti come la personalità della protagonista e si adeguando molto bene anche al duro mondo della finanza nel quale lei cerca di entrare. E anche i personaggi che incontra non sono molto accoglienti, anzi basano la loro relazione sul guadagno e il profitto. È un mondo che in qualche modo attira Jeanne, perché gli assomiglia. Anche se ha pure un lato più umano che emerge con i fratelli e Agustin (Niels Schneider) il suo primo amore, che torna in città dopo essere partito per una missione militare. Un amore mai dimenticato e che cercherà di recuperare.

Il film è piuttosto interessante. Grazie a una precisa costruzione narrativa, nella quale hanno una loro evoluzione i personaggi, acchiappa gli spettatori e non li molla per strada. Anche la presenza di molti aspetti opposti – il freddo carattere della protagonista rispetto alla ricerca dell’amore, ma anche l’ambiente militare nel quale è cresciuta rispetto all’amore fraterno – lo rendono intrigante e per nulla scontato. Così come non sono scontati (anch’essi contrapposti) i due abiti che indossa Jeanne durante il film: il completo da bancaria e la tuta da moto. Perché la tanto ricercata libertà passa dall’esperienza di entrambi.