Le Théorème de Marguerite sembra un film americano. Nel senso che segue il mito della seconda chance, della seconda possibilità dopo una caduta.

Presentato nelle Séances Spécials à Cannes il film della francese Anna Novion ha una costruzione lineare che agevola gli spettatori e li immergi in un mondo, quello della matematica, tra i più ostici ai più. È pur vero che qui la matematica è un pretesto per dire e mostrare altro, ma è comunque molto presente.

L’opera – che nella tematica ricorda un poco A Beautiful Mind – descrive un momento della vita di Marguerite, una giovane e brillante studentessa in matematica alla Normale di Parigi. Seguita da un professore che crede molto in lei ha un futuro brillante davanti a sé nella ricerca. A un certo punto deve difendere la sua tesi davanti a un folto pubblico di esperti e un piccolo grande errore cambia la sua vita e le sue certezze. Da quel momento decide di trovare un lavoro fuori dall’ambiente accademico. Trova un appartamento con una coinquilina e scopre la vita notturna, i vizi, e il gioco cinese del Mahjong. Ma qualcosa in lei non torna del tutto, una piccola luce matematica le è rimasta accesa e si illumina durante una partita del gioco cinese.

Eccola, appunto, la seconda possibilità per rinascere e conquistare il traguardo mai raggiunto. Il percorso di Marguerite è formativo, fuori dalla mente matematica e dalle lezioni universitarie, a contatto con la vita quotidiana e i problemi della gente comune come il pagamento dell’affitto. È un’opera che offre una riflessione sulla ricerca dell’identità, sulla resilienza e sulla capacità di reinventarsi di fronte al fallimento.

La protagonista (una convincente Ella Rumpf, già attrice in Soul of a Beast di Lorenz Merz e Grave di Julia Ducournau) ha lo sguardo costantemente perso nelle formule, alla ricerca di una soluzione che non riesce a trovare. Ed è solo attraverso il percorso che acquista un ruolo sociale, familiare e sentimentale. Un percorso che la regista riesce a costruire bene grazie anche ai ruoli secondari sui quali, di sponda, si basa molto la storia. Sono perciò importanti i personaggi della coinquilina, della madre, del professore e dell’amico. Proprio quest’ultimo è colui che mette in evidenza l’errore iniziale di Marguerete e che l’aiuta a trovare la soluzione finale: il vero e proprio collante narrativo.

E per chi scrive il film è un vero e proprio tuffo nel passato poiché è girato anche nei luoghi nei quali, alcuni di noi, hanno studiato a Losanna. L’opera è co-prodotta dalla svizzera Beauvoir Films e dalla RTS.