Tratto dall’omonimo romanzo questo film d’animazione – inserito nella sezione Un Certain Regard e coprodotto dalla Close Up Film e dalla RTS – ha I colori pastello di un acquarello. E anche il tono, in apparenza e lieve come un pastello. Ma solo in apparenza, perche il messaggio che lancia è molto forte. Alla regia due donne: Eléa Gobbe Mevellec e Zabou Breitman che hanno saputo dare la giusta atmosfera a questo grido disperato e, nel contempo, a questo messaggio di pace.

Siamo in Afghanistan sotto il regime dei talebani: il tempo e tornato indietro quando le donne non potevano uscire di casa e gli uomini decidevano tutto e il suo contrario. Il film racconta la storia di due coppie che vivono questa oppressione in modo diverso. Una piu giovane e appena uscita dall-Università che sogna un mondo libero. L’altra, con il marito che ha il compito di vigilare le donne imprigionate, è piu integrata nel regime talebano. Ma un evento sconvolge questa situazione e i fragili equilibri che si sono creati tra marito e moglie.

Il realismo è evidente e lo ha confermato anche Zabou Breitman la quale ha insistito affinché i personaggi avessero gesti e volti umani. «E lavorando con Elea mi sono accorta di quanto sia riuscita a disegnare una Kaboul molto realista: con la polvere, il sole splendente e con i personaggi davvero verosimili». E questo grazie anche alla direzione degli attori (poi resi animati) e all’improvvisazione lasciata loro sul set.

Un film per il quale facciamo il tifo (sia per la qualità, sia per spirito nazionalista) e comunque degno della seconda sezione del festival che quest’anno è molto ricca di nomi altisonanti come Bruno Dumont, Albert Ferra e l’italiano Lorenzo Mattotti.