Il primo film francese presente nella competizione principale è Frère et Soer di Arnaud Desplechin, uno che a Cannes è di casa. Una buona opera che ha ricevuto un consenso generalizzato, soprattutto per l’intensa recitazione di Marion Cottilard e Melvil Poupaud.

Anche in questa pellicola, come in molte del passato, lo sguardo di Desplechin si china sulla famiglia e in particolare sui rapporti tra fratelli. Rapporti complicati, difficili e mai risolti. Tanto complessi da diventare una vera e propria guerra. Gli spettatori all’inizio non comprendono i motivi dei dissapori famigliari ed è solo con l’avanzare del film che, a poco a poco, si intuiscono. Il regista non è buono né buonista con i suoi personaggi i quali, sin da subito se ne dicono di tutti i colori. Già nella scena iniziale, dove il personaggio interpretato da Poupaud perde il figlio, si intuisce che il rapporto è compromesso e la tensione narrativa può solo che salire.

Lui è uno scrittore in crisi col mondo (infatti vive in montagna con la compagna), lei è un’attrice teatrale nel pieno del suo successo e le loro vite sembrano ormai lontane sino a quando, appunto, succede un dramma famigliare come la morte del ragazzo. Un evento che, in qualche modo, sarà l’incipit per una sorta di avvicinamento graduale e complicato tra i due.

La storia si ispira alla struttura di Rois et Reine (2004) e prende in prestito alcuni personaggi di Un conte de Noël (2008). Anche in quelle opere il tema della famiglia era ben presente e l’odio della sorella verso il fratello era uno dei temi portanti. “Non ero riuscito a chiudere la questione – ha detto in un’intervista il regista – ecco perché dopo 14 anni ho deciso di tornarci sopra con un film ossessionato dall’idea dell’odio”. Un film molto più radicale dei precedenti e che non ha lasciato indifferenti gli spettatori. I due protagonisti, come detto all’inizio, molto forti e presenti sulla scena e potrebbero essere in lizza per un qualche premio.