Ruben Östlund è bravo e sa di esserlo. E anche questa volta lo ha dimostrato. Il vincitore della Palma d’oro per The square ha colpito ancora utilizzando una storia a dire il vero già usata da altri (pensiamo a Lina Wertmüller con il suo classico Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto) alla quale aggiunge un tocco personale, dialoghi molto ben scritti e caustici e scene di sicuro effetto.

Siamo nel mondo della moda e degli influencer. Carl (Harris Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean) una coppia di giovani belli e appunto influenti, sono invitati su uno yacht per una crociera di lusso insieme ad altri ricchi. Il tutto sembra andare nel migliore dei modi fino a quando inizia una tempesta che mette in pericolo il comfort dei passeggeri. Da quel momento assistiamo a una sorta di discesa agli inferi (fino al naufragio su un’isola con il classico capovolgimento tra poveri e ricchi proprio come nel film della Wertmüller) ma senza che il film esca dai toni del divertimento e dell’ironia.

Lo sguardo di Östlund è quello di un sociologo o di un antropologo. Lo ha detto lo stesso autore: “il mio punto di partenza è l’osservazione del comportamento umano e molte delle scene del film rinviano a uno studio sociologico o a un aneddoto emblematico del comportamento umano”. E ancora evidenzia una spetto sul quale ha puntato per scrivere questo suo lavoro: “La nostra apparenza fisica è uno dei soggetti fondamentali con i quali siamo confrontati come persone. Il fisico influenza tutte le relazioni sociali e sono cruciali in una società ineguale come la nostra. Ma d’altro lato si può nascere belli in qualsiasi luogo e questa caratteristica può servire alla scalata socio-economico di una società divisa in classi come questa”.

Il discorso del regista svedese è piuttosto esplicito e la critica al sistema capitalista non è nulla di nuovo. Ciò non toglie che la visione è davvero godibile e il pubblico ha riso e applaudito molto. Peccato per una lunghezza (2 ore e mezza) davvero eccessiva: ma, come detto all’inizio, lui è bravo e sa di esserlo e questo lo porta a guardarsi un po’ troppo allo specchio.