Il cinema australiano è sovente lontano e non raggiunge quasi mai le sale d’Europa, ma a Cannes è invece molto vicino. Lo dimostra The Stranger di Thomas M. Wright (presentato nella sezione Un certain regard), un poliziesco davvero ben fatto e originale che tiene incollati gli spettatori dall’inizio alla fine.
Basato su fatti realmente accaduti (la ricerca di un ragazzino scomparso nel nulla per anni) vede tra i protagonisti due facce note: Sean Harris che interpreta Henry Teague, un uomo dal passato misterioso e che in ogni modo cerca di nascondersi e Joel Edgerton, un poliziotto sotto copertura alla ricerca di una verità sepolta nel passato e sottoterra.
Entrambi barbuti, sembrano due facce della stessa medaglia e, in fondo, lo sono anche. È quindi un film di volti, come detto barbuti, ma soprattutto è un’opera dove i personaggi tendono a essere ripresi da lontano o con le spalle alla telecamera. E, del resto, anche le barbe sono un camuffamento, un nascondere le vere emozioni e i veri sentimenti che non lasciano mai trasparire.
E non da ultimo The Stranger ruota attorno al pilastro della fiducia. È appunto questa la chiave narrativa della vicenda raccontata: una volta he Mark ottiene la completa fiducia di Henry, il gioco è fatto.
Il ritmo di questo film è scandito da un’ottima scelta sonora che, oltre a sottolineare i vari momenti drammatici e darne il giusto risalto, aumenta la tensione narrativa generale.
Anche il regista, qui alla sua seconda opera, si è presentato in sala molto barbuto e molto succinto nei commenti, ha pronunciato solo un “grazie”, in pieno clima “film duro e puro australiano” come lo è The Stranger.
Foto: see-saw film