È davvero commovente e anche stimolante poter assistere a un documentario di Edgar Reitz. In occasione del 74° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, il regista tedesco è infatti stato premiato con la Berlinale Camera. La consegna del riconoscimento ha avuto luogo oggi alla Haus der Berliner Festspiele. Alla cerimonia di premiazione ha fatto seguito la proiezione, in anteprima mondiale, del suo ultimo lavoro, co-diretto con Jörg Adolph, Filmstunde_23 (Subject: Filmmaking), presentato nell’ambito della sezione Berlinale Special.

L’autore di Heimat, oggi 91enne, è stato il protagonista assoluto della giornata berlinese anche con quest’ultima opera che è un omaggio al passato, al suo cinema, ma è soprattutto un ringraziamento ad alcune studentesse che nel 1968 a Monaco hanno contribuito al documentario dello stesso Reitz. Infatti, in quell’anno, l’aula di un ginnasio femminile di Monaco venne trasformata in uno studio cinematografico. Iniziò in questo modo la “lezione di cinema”: il primo tentativo documentato nella storia del cinema di insegnare l’estetica cinematografica come materia indipendente. Nel 2023 lo stesso Reitz venne avvicinato da un’anziana signora, una sua ex allieva con la quale organizzano una riunione di classe. E con lei lavora a un montaggio di un documentario sul progetto dell’epoca, i filmati in Super 8 delle 26 studentesse e la riunione filmata nel 2023 per creare una sorta di esposizione a lungo termine degli ultimi 55 anni di storia del cinema. È l’occasione per capire che cosa hanno vissuto queste donne in questo lungo periodo e che ruolo ha avuto l’arte cinematografica nella loro vita? Ed è molto interessante vedere che già all’epoca ogni ragazzina di 13-14 anni aveva un’idea in proposito, un germe dal quale partire per realizzare il proprio filmato.

Filmmaking è sicuramente una dichiarazione d’amore per il cinema e un appello al mondo della politica per portare finalmente l’educazione al cinema nelle scuole. Un film importante sulla vita e sulle possibilità non ancora riscattate dell’arte cinematografica.

Come ha ricordato il regista tedesco le 26 piccole pellicole girate in Super 8 sono state digitalizzate. “Anche le sceneggiature e le bozze delle ragazze sono state ritrovate, così come alcune foto e della corrispondenza dell’epoca”.

Sarà il suo testamento cinematografico? Sarà un’altra tappa nella sua decennale carriera? Difficile da dire. L’impressione è che, come sempre Reitz, ha voluto sorprendere lo spettatore. Ha elaborato un filmato nuovo, moderno, intenso che ha che fare con il tempo: proprio come nel suo capolavoro Heimat. Il tempo in Reitz è il suo marchio di fabbrica e quest’ultimo film ne è la sublimazione più accattivante e importante.

Un film fondamentale e sincero.