A Locarno è stata la volta di Ehtan Hawke, star hollywoodiana presente sul palco di Piazza Grande per ricevere, dalle mani del direttore Chatrian, il premio Excellence Award. L’attore, in questo caso nei panni di regista, ha presentato il suo ultimo film Blaze un biopic sulla storia del musicista Blaze Foley.

«Blaze mi ha permesso di parlare di musica e di arte di un’America, quella del sud, spesso riconosciuta o conosciuta solo per il suo retaggio confederato» ha spiegato il regista.

Il ritratto del cantante si sviluppa a partire da un concerto e da una trasmissione radiofonica, dove il nome di Blaze entra per caso per non uscirne più. La storia di una non star, di un musicista che nonostante il grande talento non ha mai sfondato. Una sorta di antieroe, di star dell’anonimato ma nello stesso tempo il ritratto di un grande artista. Come a voler sottolineare che arte e fama non vanno sempre a braccetto.

Un concetto che Hawke ha ribadito nell’incontro con il pubblico, rispondendo alla domanda di un giovanissimo fan, ha dichiarato che occorre tenere presente cosa significhi successo. Qual è la concezione che abbiamo di questa parola e il senso profondo della parola arte. Ha ricordato che denaro, potere e fama non sono per forza sinonimo di qualità. Ha poi raccontato la sua esperienza come attore in primis e come regista poi.

«La fiducia è una cosa importantissima – ha spiegato l’attore – quella in noi stessi e quella negli altri. Saper infondere fiducia negli attori che dirigi è qualcosa che aiuta il film, che serve a trovare una verità espressiva. Quando recito mi sento molto vulnerabile, in ogni personaggio che interpreto metto parte di me. E questo vale anche per i miei colleghi. È un energia che senti e che ti fa paura. Un buon regista lo sa e ti aiuta ad affrontarla. Se spendi energia nel tentativo di fingere di non avere paura ecco che subito provochi una bugia che non ti permette di lasciare fluire la convinzione necessaria a interpretare bene quel ruolo. E il risultato lo vedi nel film. La gente se ne accorge. Ma così come è importante calarsi con autenticità in un personaggio è altrettanto importante saperne, poi, prendere le distanze. È qualcosa che va imparato e spesso nelle scuole di recitazione si passa più tempo a insegnare come calarsi in un ruolo piuttosto che come allontanarsi dal ruolo. Come regista invece cerco sempre di trovare un buon rapporto con i miei attori».