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Un film che dà, in tutto e per tutto, l’impressione di stare guardando l’inizio di un lungometraggio. Il lavoro del regista lituano Laurynas Bareiša ha il sapore di un poliziesco del quale tu, spettatore, devi scrivere il resto della sceneggiatura. Un po’ come giocare a ora continua tu… io, autore, ti ho dato i personaggi, li ho ben caratterizzati, ti ho dato l’ambientazione, chiara e perfetta per questa storia. Ti ho dato l’attacco e lo stile di ripresa. Il resto lo fai tu.

Tekle, una giovane mamma e sua figlia Ema, tornano da un viaggio e vanno a visitare la nonna Dalia. Quando Ema esce per portare a spasso il cane, Dalia teme che possa succederle qualcosa di terribile e inizia a allertare sua figlia, la polizia e i vicini.

Il tempo passa e hai la sensazione che, forse, qualcosa sia davvero successo alla piccola Ema. Soprattutto quando, accanto al fiume dove è stata vista, viene ricordato il rotrovamento del cadavere di un bimbo solo l’anno prima.

Eccoli lì, tutti gli elementi base per l’inizio del thriller. Ma Ema viene riaccompagnata a casa, la nonna è scossa e Tekle, ammalata e debole, cerca di rassicurarla. Ed è qui che il film mi abbandona, ma strizzandomi l’occhio come a dire: ce la puoi fare!

Ed è vero! Ho già immaginato il resto della storia, l’ho scritta nella mia testa. Tutta. I titoli di coda invece son già pronti. Li ha preparati Bareiša. Chissà se c’è anche il mio nome.

IL PREGIO:  lasciarti con l’impressione di aver visto un lungometraggio tutto tuo

IL DIFETTO: difficle a dirsi, probabilmente gli errori che avrei ho fatto io nel continuare le riprese