Klaudia Reynicke torna sul luogo del delitto: il Festival de film di Locarno. Dopo un debutto nel 2016, con Il Nido, film non molto riuscito, ha presentato la sua seconda opera: Love Me Tender che è stata inserita nella sezione Cineasti del presente. E questa volta, diciamolo subito, non c’è stato il morto. Anzi, l’opera è viva e vegeta e potrà camminare con le proprie solide gambe.
Il film racconta di Seconda, una donna affetta di una grave forma agorafobia, che vive con i genitori e non esce mai di casa. Ma la sua vita cambia radicalmente quando la madre muore e il padre se ne va. Lei resta sola in casa, confrontata con i propri demoni e le proprie paure. Un giorno, quindi, armata di una tuta blu per proteggersi, esce nel tentativo di trovare la strada della guarigione.
Bene ha fatto la regista a concentrarsi su pochi elementi (attori, spazi, temi) e a svilupparli fino in fondo. Scavando nella problematica della protagonista (grazie anche a una convincente Barbara Giordano) e concentrandosi sul percorso “terapeutico” e autodidatta. E quindi sono perdonabili piccole sbavature nei personaggi di contorno e nei dialoghi, perché la barra è sempre stata tenuta ferma e l’occhio, fermo e fisso all’orizzonte.
Bene ha anche fatto l’AMKA film a credere in lei e in un progetto ticinese che, anche per la sua originalità nel mettere in scena un’eroina un po’ particolare, va lodato.