La sezione Moving Ahead ha nel suo palinsesto un’opera dell’artista (pittore, regista) cinese ZHOU Tao, che presenta qui al Locarno72 Shān zhī běi (Osmosi).
Il film si apre con lunghe inquadrature e sequenze dei paesaggi naturali della regione Nord occidentale di Niya, nella Cina confinate con Mongolia, Kazakistan e Tibet.
Sono quadri vicini ad un’elaborazione propria della pittura ad olio, vicina ed affine agli studi del regista. Quadri che attendono ed accolgono il tempo che passa, sfruttando ombre, neve in caduta costante e il vento che muove ogni cosa, piuttosto che andare a ricercare l’azione.
Qui, la natura ha il sopravvento, non chiede nulla e tutto cambia.
E’ nella seconda parte che il film non mantiene il livello alto del principio. L’autore mette in contrappunto la bellezza crudele della natura con quella degli uomini, facendo presupporre però una mancata occasione di studio, una mancata osservazione preliminare alle riprese che toglie fluidità e crea timore nello sguardo della camera.
Il racconto sviluppa la differenza fra uno stile di vita umano ancora legato alle tradizioni e ad un lavoro artigianale rispetto alla chiamata al lavoro, quasi imposta, di coloro che hanno intrapreso uno stile di vita differente, che riempie i vuoti delle attese con l’addestramento dei cani alla lotta.
La camera si sente molto, forse un po’ d’intralcio, alla ricerca di sguardi e azioni anziché attendere che questi arrivino spontaneamente. E forse la lunghezza di questa seconda parte si fa sentire in maniera più pesante rispetto alla prima, che scavava più in profondità.
La bravura del regista resta tutta nei riquadri, all’interno dei quali tutto può accadere, basta saper attendere.