La Ticino Film Commission ha partecipato al finanziamento del programma Stage Pool promosso da Focal con un sostegno rivolto a stagisti domiciliati nel Cantone. Il programma ha l’obiettivo di favorire l’ingresso nella vita professionale dei giovani che desiderano lavorare nel cinema, incoraggiando le società di produzione a offrire posti di stage di qualità che permettano ai tirocinanti di seguire tutte le fasi del lavoro e di conoscere gli aspetti tecnici, creativi e logistici della professione.
Nel 2020, due partecipanti ticinesi hanno ricevuto un contributo finanziario per lo svolgimento di uno stage nei settori dell’assistenza alla produzione e della presa diretta del suono. Abbiamo chiesto ad Armin Zenzerovic, uno dei partecipanti, di parlarci della sua esperienza in un lungometraggio cinematografico.
Il giovane ha svolto uno stage di sei settimane (tra il novembre e il dicembre dello scorso anno) sul set del film Aria Ferma di Leonardo Di Costanzo prodotto da tempesta Film in coproduzione con Amka Film Productions e RSI (Radiotelevisione Svizzera) e girato interamente nell’ex carcere di San Sebastiano a Sassari (Sardegna).
Il ventinovenne, nato e cresciuto a Locarno, aveva già lavorato come fonico in precedenza per un film indipendente, questa è stata la sua prima esperienza in una grande produzione.
Com’è nato il tuo desiderio di fare un’esperienza nel mondo del cinema?
Prima di questa grande produzione, ho fatto il fonico e l’intera post-produzione audio del film indipendente Serpenti di Silvio Akai. Chiaramente non si parla dello stesso livello di produzione, nonostante ciò, questa prima esperienza mi aveva entusiasmato e grazie a quel film ho capito che, malgrado la poca esperienza, ero capace di muovermi egregiamente su un set.
Come sei venuto a conoscenza del programma Stage Pool?
Ho chiamato Amka Film Productions chiedendo se ci fosse possibilità di effettuare uno stage come microfonista e loro mi hanno consigliato di iscrivermi a Stage pool.
Quali mansioni hai svolto sul set cinematografico?
Il mio ruolo come stagista è stato quello di provvedere alle cariche di tutti gli apparecchi – quindi assicurarmi che i microfoni, i trasmettitori e i ricevitori fossero sempre accesi e non vi fosse nessuna interruzione di segnale – tirare i cavi, posizionare i microfoni fissi, tenere in ordine il materiale e, quando necessario, posizionare la moquette che attutisce il suono dei passi. A fine riprese dovevo recuperare i microfoni degli attori, ritirare il materiale utilizzato e rimettere in carica gli apparecchi per non avere brutte sorprese il giorno dopo.
Ho anche avuto l’occasione di tenere l’asta del boom per alcune riprese e questa è sicuramente un’operazione che devo assimilare meglio. Il ruolo del microfonista non è per niente evidente, perché sei in mezzo al set, di solito accanto a una camera, e devi essere praticamente invisibile, non ti devi vedere riflesso in nessuna superficie e fare attenzione a non fare ombra con l’asta sugli attori o sui muri in scena. Ho anche avuto l’occasione di stare con la troupe seconda unità per un paio di riprese.
Quale è stato l’aspetto che più ti ha colpito di quest’esperienza?
Senza dubbio la location. Il film, infatti, è stato girato interamente nell’ex carcere di San Sebastiano a Sassari (Sardegna). Due giorni prima di iniziare le riprese abbiamo avuto un sopralluogo e trovarmi in quel luogo mi ha provocato un brivido dopo l’altro, mi sembrava tutto così surreale. Ma dopo qualche giorno, ci si fa l’abitudine e diventa un posto quasi normale, tanto che alla fine non lo vedevo più come un carcere ma come un vero e proprio set.
C’è qualche compito che hai trovato difficile da affrontare?
Per me è stata la prima volta su un set di questo spessore, infatti le prime settimane è stata dura. Non tanto per adempiere al mio ruolo, ma proprio a essere in simbiosi con la troupe, saper quando puoi muoverti, quando puoi spostare gli oggetti o quando puoi chiedere un’informazione. Ogni giorno ricevevo miliardi di stimoli e informazioni e la notte facevo fatica a spegnere il cervello. L’aspetto che mi ha dato più problemi è quello legato ai tempi delle riprese, «saper stare sul set» per me è stata l’azione più difficile.
Mi è capitato, ad esempio, di pensare che le riprese fossero interrotte mentre invece il direttore della fotografia e il regista stavano solo guardando un’inquadratura. E senza rendermene conto sono passato davanti alla camera, … alla terza volta che ti guardano male inizi a fare più attenzione ad ogni movimento che fai sul set.
Consiglieresti quest’esperienza e perché?
Consiglio assolutamente questa esperienza a chi ha la passione per il suono, a chi piace conoscere nuove persone e a chi piace viaggiare. Siccome arrivo dal mondo dei concerti live e dallo studio di registrazione musicale, osservare l’approccio del fonico e del microfonista abbinato al mondo del cinema mi ha cambiato la prospettiva con cui ascoltavo e percepivo il suono.
Ringrazio, per l’occasione avuta, la Ticino Film Commission, Stage Pool, Amka Film Productions, tempesta Film, il fonico Xavier Lavorel e tutte le persone che ho incontrato in occasione di Aria Ferma.
Foto (© Amka Films Productions)