Torna martedì 21 marzo il cinema svizzero nelle sale del cantone grazie alla rassegna Un po’ di cinema svizzero allestita da Michele dell’Ambrogio (Circolo del cinema di Bellinzona) in collaborazione con gli altri cineclub del cantone. La rassegna ha come scopo far conoscere alle nostre latitudini quanto di meglio il cinema svizzero ha sfornato in tempi recenti. Particolare attenzione, dunque, riservata alle giornate cinematografiche di Soletta, il festival più importante e autentica vetrina per il cinema svizzero, che ogni anno distribuisce diversi riconoscimenti alla nostra produzione filmica. Quest’anno, al contrario degli ultimi anni, i film ticinesi inclusi nella rassegna non saranno molti (alcuni registi hanno preferito puntare sull’uscita direttamente nel programma commerciale delle sale) e, nel complesso, si delinea una tendenza secondo cui «i film più interessanti sembrano essere prodotti nella Svizzera tedesca, soprattutto a Zurigo, che si sta affermando come la vera capitale del cinema svizzero. (…) Due i film romandi che figurano nella nostra selezione: Jean Ziegler, l’optimisme de la volonté di Nicolas Wadimoff, candidato ai Quartz come miglior documentario, ma che si è già potuto vedere al Festival di Locarno, e Docteur Jack di Benoît Lange e Pierre-Antoine Hiroz, premio del pubblico a Soletta».
Ma non c’è solo Svizzera nel cinema svizzero. Come ci ricorda Dell’ambrogio, molti sono i registi che valicano i confini per scoprire e raccontare altre realtà:
«Da molto tempo, ormai, i cineasti svizzeri valicano i confini per mettere in scena il mondo intero: così Jacqueline Zünd con Almost There ci fa viaggiare tra gli Stati Uniti, il Giappone e la Spagna; Jan Gassmann in Europe, She Loves ci trasporta continuamente da Siviglia a Salonicco, da Tallin a Dublino; Heidi Specogna con Cahier africain ci immerge nella realtà straziata della Repubblica centroafricana; Rolando Colla gira il suo Sette giorni su un’isola delle Egadi; e Mehdi Sahebi in MIRR indaga il mondo dei contadini cambogiani (…) Un cinema svizzero, quindi, che si fa sempre più cinema del mondo, registi svizzeri (ma che spesso risiedono altrove o originari di altri paesi) sempre più nomadi. Consideriamolo pure uno degli effetti, per una volta positivo, della globalizzazione».
Beh, se il cinema svizzero ci permette di andare in giro per il mondo e scoprire altre realtà, tanto meglio. Perché in fondo il cinema è anche questo: la possibilità di portare il nostro sguardo lontano, rimanendo al tempo stesso vicini. Quello proposto nella rassegna è quindi anche:
«Un cinema che ci invita a viaggiare, dentro e fuori di noi, dentro e fuori del nostro paese. Un cinema che ha bisogno di spettatori disposti a rimettersi in questione, ad interrogarsi su di sé e sul mondo, che sappiano anche apprezzare nuove forme di rappresentazione, che non si accontentano dei film fabbricati in serie per consolidare i nostri pregiudizi».
Un programma molto ricco, tutto da scoprire. Grazie a lavoro dei cineclub ticinesi, gli appassionati di cinema – o anche semplicemente chi è curioso di scoprire un cinema diverso da quello iper commerciale– potranno vedere pellicole che altrimenti rimarrebbero fuori dal circuito ticinese. È quindi d’obbligo un caloroso invito a seguire la rassegna Un po’ di cinema svizzero.