L’atmosfera è cupa. La penombra inquietante di una via cittadina deserta. I passi si affrettano. Volto l’angolo quasi di corsa e mi acquatto sui gradini di uno scantinato per scoprire a chi appartengono quelle suole rumorose che mi seguono ormai da qualche centinaio di metri. Una figura in impermeabile cerca segni del mio passaggio e prosegue lesta. Sono stato a teatro a vedere l’opera, la pomeridiana, ma ho dormicchiato come al solito. Il mio sonno si è però improvvisamente agitato, mosso da una sensazione maligna. L’istinto felino ha fiutato segni di un altro mondo, del passaggio di un’anima fredda. E ora questo sconosciuto a fiatarmi sul pelo. Corro agile verso casa mentre sale la nebbia. In lontananza il gracchiare di un corvo.
«Bestiaccia». Penso, mentre solco il portone.
Il tepore mi allieta e l’angoscia provata qualche minuto prima sembra essere sparita del tutto. Avrò mangiato pesante! Sai che novità! Son solito abbuffarmi con allegria. Un vizio che ho fin da cucciolo, ma con l’avanzare dell’età la cosa ha preso un’altra piega. Ne faccio un vanto. Un segno distintivo.
Mi rifocillo davanti al caminetto con una tazza di latte caldo, fuori la nebbia si è fatta fitta e le luci dei lampioni la rendono materia. Atmosfera d’argento, quasi irreale.
«Cra. Cra.Cra».
Di nuovo lui. Quel corvo maledetto si è appollaiato sul balcone. Mi affaccio e gli soffio. Vola via. Con la coda dell’occhio scorgo una figura giù in strada. È lui. L’uomo in impermeabile. Sta fermo all’angolo, capo basso. Il battere d’ali del corvo in fuga lo distrae. Riaccosto la tenda per non farmi notare. Si accende una sigaretta e per un attimo il chiarore della fiamma gli illumina il viso. Oddio ma dove l’ho visto? Son certo di conoscerlo. Distratto dal campanello vado ad aprire. Scruto con attenzione dallo spioncino. Sarà, ma stasera proprio non mi fido. Fuori in piedi sul pianerottolo l’anziana signora della porta accanto. È solita dividere con me la cena. Una grande cuoca, particolarmente brava con arrosti e carni stufate. Annuso l’aria. Sì, ha fatto il brasato e colgo un sicuro retrogusto di polenta. Taragna azzarderei. Ora ogni sospetto è rotto. Apro sorridente facendo le fusa.
«Buonasera!»
«Buonasera. Mi fa compagnia? Ho fatto il bra…»
«Brasato con polenta e come dolce un tiramisù con cioccolato in scaglie, non in polvere».
«Esatto. Ma come…»
«Madame, il mio olfatto non mente. Potrei dirle quante uova ha messo nella crema!»
Ma proprio mentre l’uscio della vicina si sta chiudendo alle mie spalle un improvviso aroma di muschio fa capolino dalla tromba delle scale. Muschio selvatico. Nessuno porta una colonia al muschio nel mio palazzo. Riappoggio l’occhio allo spioncino. Scruto nel buio con la vista felina. Un’ombra si avvicina alla porta. Poi si dilegua.
Sotto la soglia un biglietto. Lo ha sicuramente lasciato l’uomo misterioso.
«Domani. Ore 19.00 al foyer del Teatro. Non mi faccia aspettare».
Una folata di vento apre all’improvviso la finestra del salotto. È questione di attimi. Il corvo si precipita in picchiata dentro la stanza. Mi giro con un rapido balzo. Spalanco gli occhi. Concitazione. Un lampo. Poi il silenzio.
Quel tiramisù non mi aveva del tutto soddisfatto. Niente è meglio di un volatile fresco da sgranocchiare prima di una sana dormita. Ora posso dirmi davvero sazio.
18.56 foyer del Teatro dell’Opera. Entro guardingo. L’uomo, sempre in impermeabile, mi aspetta seduto al tavolino vicino all’ingresso. Mi siedo. Ora finalmente riconosco il suo volto.
Il suo esordio. «L’ho vista l’altra sera a teatro mentre se la dormiva della grossa».
«Sì. Sono un habitué».
«Sto per girare un nuovo film. La voglio come protagonista».
«Ma bien sûr. Amo come lavora Maestro Argento! Non mi sono perso nessuno dei suoi lavori».
«Il coprotagonista è il corvo già usato in Opera, un tipo competitivo e rancoroso. La avverto…»
«… ho avuto il piacere… ma che ne dice, invece, di quattro mosche? Il velluto grigio lo porto. Un’ultima cosa, Signor Argento. Mi perdoni, io di code ne ho soltanto una, ma di charme ne ho da vendere, ça suffit… immagino.».