Il regista Martin McDonagh dosa molto il suo lavoro. Tra un film e l’altro passano 4 o 5 anni. Quindi si ha tutto il tempo di vederli, rivederli e magari riscoprirli. Come ha detto in un’intervista a Positif probabilmente passeranno altri 4 o 5 anni prima di poter rivedere un nuovo lavoro. E allora parliamo dell’ultimo, appena uscito nelle nostre sale e che abbiamo visto: Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Fresco di 4 Golden Globe (tra qui il premio per il miglior film drammatico) è ampiamente in corsa per afferrare le statuette più prestigiose: gli Oscar.
La storia è originale (anche se il regista si è ispirato a un suo ricordo personale durante un viaggio fatto nell’America profonda in cui vide un pannello simile a quello del film) e racconta di una donna che decide di sollecitare la polizia locale a indagare sul delitto di sua figlia. Dando fondo ai risparmi, commissiona tre manifesti con altrettanti messaggi precisi e impertinenti diretti a Bill Willoughby, lo sceriffo del paese.
Diciamolo subito: il film è davvero strano. Non tanto per il procedere della narrazione, ma piuttosto per come cambia il registro. In pochi secondi passa dalla commedia al thriller, dal momento drammatico a quello investigativo fino al western. Questo disorienta un poco, spiazza lo spettatore e nel contempo disturba il logico scorrere narrativo. Ma non è necessariamente un fatto negativo. Anzi, probabilmente è la sua forza. Così come un altro punto a suo favore è la costruzione dei personaggi. Sono tutti, ma davvero tutti, molto ben concepiti e tridimensionali. Pieni di difetti, ma anche con qualche pregio. Sono persone normali e ci somigliano.
Malgrado sia realizzato da un regista irlandese è un film molto americano. Neanche il più americano dei registi, e cioè Clint Eastwood, avrebbe potuto far meglio nel descrivere una realtà del sud come Ebbing: un luogo pieno di rancore, di odio e di violenza. Ma anche di valori inderogabili come l’amicizia.
Ottimi gli attori: su tutti Sam Rockwell, il poliziotto violento e razzista. Ma anche la madre Frances McDormand e lo sceriffo Woody Harrelson.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri vale una visione. Ma anche due. E forse tre.