Terrence Malick e Céline Sciamma. Questi i due nomi a cui si ispira la norvegese Mona Fastvold con The World to come, in concorso oggi a Venezia.
Al regista texano deve diversi elementi. A iniziare dal tono dolente e assoluto della voce off, passando per alcuni aspetti di sceneggiatura (l’incendio, il dolore, la necessità di nascondersi, la sconfitta, la morte) e arrivando all’ambientazione rurale, così amata ed evidente in tutte le sue opere.
All’ultimo film della regista francese (Ritratto della giovane in fiamme, premiato a Cannes lo scorso anno) deve, in qualche modo, il coraggio di ambientare un amore lesbo in un periodo storico e maschile per eccellenza come è quello dell’America profonda nel 1856.
Tratto da un racconto breve dell’autore Jim Shepard narra le vicende di una coppia di contadini che perde la figlia per una grave malattia. Il lungo lutto della madre viene stravolto dall’arrivo di una coppia di vicini e in particolare della bella rossa Tallie, misteriosa e intrigante donna che le rapisce l’anima e il cuore. Anche il personaggio di Casey Affleck (il marito), qui pure in veste di produttore, ha la sua importanza e ricorda molto (forse troppo) da vicino il personaggio visto in Manchester by the sea: inerme, accondiscendente e ai margini di una vita che invece dovrebbe vederlo protagonista.
Il film ha il ritmo giusto e lento della vita di campagna, così come non è male il realismo dell’ambientazione, pecca forse un po’ in alcuni autocompiacimenti. Ma, nel complesso, regge bene anche i confronti di cui sopra. Certo, non è originale, non ha creato la sorpresa, ma chissà che l’intensa Vanessa Kirby (gli occhi rossi alla Kidman sono un must) possa portare a casa qualcosa.