Dopo l’Alba e la Rivoluzione, è Guerra. War for the Planet of the Apes è ultimo capitolo della saga reboot diretto ancora dal pupillo di casa Abrams Matt Reeves. A contrastare il leader delle scimmie Caesar (Andy Serkis sottopelo), in lotta per la libertà del suo popolo, un fin troppo sfacciato kurtziano Woody Harrelson, con tanto di trucco mimetico e testa rasata.
Sono passati quasi cinquant’anni dal film di Franklin J. Shaffner tratto dal libro di Pierre Boulle e in questo mezzo secolo Il Pianeta delle Scimmie è orbitato attraverso nove film, una serie televisiva, una serie animata, diversi videogiochi e svariati libri. Molte sono state le tematiche sfiorate o approfondite che questo ormai classico della fantascienza ha fatto sorgere nel corso degli anni.
Alcuni di questi argomenti li abbiamo discussi con un’esperta, la dottoressa Petra Santini, veterinario comportamentalista STVV.
«L’ipotesi che una specie metta in pericolo il ruolo di animale dominante dell’uomo è un discorso complesso» ci dice la dott.ssa Santini. «Se ci riferiamo alle scimmie è praticamente fantascienza, ma se però pensiamo, per esempio, ai batteri questo sta già avvenendo. A causa di un uso non sempre corretto degli antibiotici si sono sviluppati batteri che risultano resistenti a tutti i metodi che abbiamo a disposizione per contrastarli e presto rischieremo di avere infezioni che non saremo in grado di curare. Una scimmia però colpisce maggiormente da un punto di vista cinematografico, ma esiste una specie che rischia di diventare sul serio dominante sul nostro pianeta ed è proprio quella dei batteri». Una domanda che sorge spontanea è quanto c’è di verosimile in un film del genere. Per esempio, quanto una scimmia possa davvero apprendere o comunicare. «Per una scimmia non ci sono difficoltà ad apprendere, per esempio, il linguaggio dei segni. In passato ci sono stati esperimenti dove sono stati insegnati ad alcuni scimpanzé una serie di termini attraverso il riconoscimento di immagini. Ci sono state anche scimmie che, di fronte ad uno specchio, hanno realizzato di essere di fronte alla propria immagine riflessa, interagendoci. Altri casi, dove assistiamo a comportamenti più complessi, come calcoli o altro, spesso sono poco più che numeri da circo dove l’animale risponde ad un comando consapevolmente o inconsapevolmente dato dall’interlocutore».