Demi Moore come non si era mai vista. The Substance, di Coralie Fargeat, è un body horror che richiama Titane (vincitore a Cannes qualche anno fa) e soprattutto il primo Cronenberg.
Il film, inserito nella competizione principale, è una divertente opera sull’eterna giovinezza. Ma lo è in modo trash e gore, con corpi che escono da altri corpi, arti che invecchiano in un istante e soprattutto un’insistenza nel filmare la trasformazione quasi fosse La metamorfosi di Kafka.
In sala molte risate, applausi e urla, come in una proiezione degli anni 80, hanno accompagnato le 2h20 di immagini in movimento. Ed è stata un’esperienze tra le più forti (in tutti i sensi) degli ultimi anni.
Il film racconta di una sostanza, che si inietta in vena e cambia la vita, offrendo una versione migliore di sé: più giovane, più bella e perfetta. C’è solo un equilibrio da mantenere: per una settimana si è giovani e perfetti, per l’altra si torna nella realtà. E la realtà è quella di Elizabeth Sparkle, una donna che ha basato il suo successo sull’apparire e sulla forma fisica; assomiglia alla Jane Fonda degli anni 80 con le tutine colorate e i capelli sempre in ordine malgrado le lezioni di fitness.
La domanda che la regista si fa è piuttosto semplice: come fa una donna, che passa tutta la sua vita sotto i riflettori e alla quale è stata dedicata una stella nella walk of fame, ad accettare un corpo non più giovane e tonico? E fino a che punto si è pronti a piacere? Il film cerca di rispondere a queste due questioni e lo fa in modo brillante giocando con la vanità e i mostri interiori (e anche esteriori).
Anche se non proprio originale, il film di Fargeat ha molti meriti. Anzitutto è filmato in modo splendido (in ambienti asettici e moderni), ma soprattutto ha il pregio di regalare personaggi esagerati e parodistici. Dennis Quaid interpreta il capo del broadcaster Harvey, una figura orrenda e che incarna tutti i difetti degli uomini di potere, con una frase che ripete sempre alle sue predilette: “Le belle ragazze devono sempre sorridere”. Ma merito va dato, oltre alla bravissima Demi Moore anche alla giovane (suo alter-ego) Margaret Qualley (nella foto e già nel cast dell’ultimo film di Lanthimos) e proiettata verso uno splendido avvenire (proprio come nel film).
Siamo immersi negli anni 80, ma queste nuove donne sono ancora più luccicanti e splendenti. Un’atmosfera patinata che si trasforma in altro quando l’equilibrio si spezza.
Non mancano i riferimenti a classici come Freaks di Browning o a a Elephant Man di Lynch, con al centro la questione, mai così attuale dell’alterità, dell’altro che si fa mostro.
Molto più della palma d’oro Titane, questo The Substance avrebbe la qualità di vincere un premio. Forse, se lo meriterebbe proprio colei che interpretò Ghost e Striptease. Anche questa volta si mette a nudo, ma lo fa per ragioni diverse, molto più serie.