L’ultima Palma d’Oro al Festival di Cannes è nelle nostre sale. E non bisogna assolutamente perderla. Il film narra le vicende di Christian, il direttore di un museo di arte contemporanea. Padre divorziato, con due figlie, si dedica anche a iniziative umanitarie. Lo osserviamo mentre prepara la sua prossima esposizione intitolata appunto The Square che invita i visitatori a riscoprire concetti come l’altruismo e ricordare i loro doveri allo sguardo degli altri. Al tempo stesso, per l’evento, sta organizzando una campagna pubblicitaria che però si spinge un po’ troppo oltre i limiti.

Il regista svedese Ruben Östlund si sofferma ancora una volta sul rapporto causa/effetto. Nel suo precedente Forza maggiore era l’arrivo di una valanga a mettere in crisi le dinamiche di una coppia. Qui, invece, sono il furto degli oggetti personali e un video virale su Youtube a scatenare le diverse reazioni tra il protagonista e gli altri personaggi.

C’è chi ha parlato di opera kafkiana, dove la dialettica è tra ciò che si è e ciò che si pretende di essere, tra l’arte che si prende ogni tipo di libertà, ma che non è capace di sopportarla quando questa gli si rivolta contro. Altri, invece, hanno parlato di film politico, perché ci svela che viviamo in una società paradossale che ha imparato a declinare persino il paradosso; proprio come fa un’altra delle narrazioni sociali a cui siamo abituati la tolleranza, che si batte anche per permettere la presenza degli stessi intolleranti.

Alla base, complice un’installazione che vediamo a metà film, c’è una semplice ma importante domanda: Avete fiducia negli altri? Se la risposta è positiva i visitatori sono invitati a lasciare incustodito il telefono in uno spazio quadrato tracciato da un artista sul pavimento. Un gesto, che in qualche modo, ricorda quel film troppo denigrato e intitolato Perfetti sconosciuti.