Il ritmo di The Shameless è rapido, pulsante, quasi come un brano rap. Un’accelerazione continua che rispecchia l’urgenza e la rabbia delle sue protagoniste. Non è un caso che proprio il rap sia la passione di una delle due, un dettaglio che diventa simbolico di una voglia feroce di libertà e autodeterminazione. Diretto dal regista bulgaro Konstantin Bojanov e presentato nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2024, il film arriva nelle nostre sale il 24 aprile.
Ambientato nei quartieri più degradati dell’India urbana, The Shameless affonda le radici in un universo fatto di prostitute, papponi, violenza e giovani corpi messi sul mercato. È uno scenario spietato, quasi post-apocalittico nella sua disperazione, in cui però si apre una breccia di tenerezza inattesa, e proprio lì nasce la storia centrale: l’incontro tra due donne, una adulta e disillusa, l’altra giovane e fragile.
Renuka (interpretata da Anasuya Sengupta) è una prostituta che si trova a dover fuggire dopo aver ucciso un cliente: un poliziotto violento. In piena notte abbandona il bordello di Delhi e trova rifugio in una comunità Devadasi nel sud dell’India, dove incontra Devika (Omara Shetty), una ragazza di appena 17 anni, ancora lontana dalla consapevolezza del mondo che la circonda. Tra le due si sviluppa un legame complesso, prima fisico, poi sempre più profondo, che mette in crisi le loro certezze e le espone entrambe al pericolo.
Quello che colpisce è la natura duplice del film: da un lato è un noir dai tratti classici – omicidio, fuga, tensione costante – ma dall’altro rompe le aspettative ambientandosi in un contesto poco esplorato dal genere. L’India diventa così non solo sfondo, ma parte integrante del racconto, con le sue strutture patriarcali, la divisione rigida in caste, le tradizioni millenarie che schiacciano l’individuo.
L’omosessualità, in questo contesto, appare quasi come un atto di resistenza politica. La relazione tra Renuka e Devika non è solo una storia d’amore proibita, ma una dichiarazione di identità, di rifiuto delle gabbie sociali. Il modo in cui Bojanov filma i loro incontri – con una delicatezza quasi pittorica, alternando inquadrature intime e momenti di respiro visivo – dona al film una dimensione lirica e profondamente umana.
A livello visivo, The Shameless è curato: l’uso dei colori accompagna le emozioni e i cambiamenti dei personaggi. Si passa dai toni caldi, avvolgenti, del rifugio Devadasi, a quelli freddi e taglienti delle notti in fuga, per poi ritornare a sfumature più intime e morbide man mano che la relazione tra le due donne si approfondisce. È un uso del colore non solo estetico, ma narrativo, che contribuisce alla costruzione dell’atmosfera.
Non mancano, però, alcuni punti deboli. La sceneggiatura, pur sostenuta da buone idee e dialoghi intensi, a tratti inciampa. Alcuni snodi narrativi sembrano forzati o poco sviluppati: certi passaggi mancano di un vero nesso causa-effetto e i rapporti tra i personaggi secondari sono spesso solo abbozzati. Questo toglie un po’ di profondità al film e rischia di frammentare l’attenzione dello spettatore.
Eppure, malgrado queste imperfezioni, The Shameless riesce a interessare. Lo fa grazie alla forza delle sue protagoniste, alla messa in scena visivamente potente e a un messaggio che parla di emancipazione, ribellione e amore. Il percorso di Devika, in particolare, si configura come un vero e proprio viaggio iniziatico: un’educazione sentimentale e allo stesso tempo una scoperta del proprio valore, del proprio corpo, della propria voce.
In definitiva, The Shameless è un film che mescola generi e prospettive, e che riesce a raccontare l’intimità attraverso la lotta, la dolcezza attraverso il pericolo. È un noir atipico, viscerale, a tratti imperfetto, ma sincero.