Presentato nel concorso principale della Berlinale, The Message di Iván Fund è un’opera che esplora il tema dell’aldilà con grazia, delicatezza e un’estetica sorprendentemente pura. È un film che non cerca di dare risposte, ma di suggerire possibilità, evocando un senso di mistero che avvolge l’intera narrazione.
Ambientato nelle sterminate steppe argentine, il film segue la storia di Anika, una bambina dotata di un dono straordinario: la capacità di comunicare con gli animali. In viaggio con i suoi tutori, Myriam e Roger, la ragazzina attraversa paesaggi sconfinati, immersa in un mondo sospeso tra il reale e il magico. Myriam interpreta i messaggi che Anika riceve dagli animali, mentre Roger si occupa di monetizzare questa abilità, organizzando incontri con chi è disposto a pagare per ascoltare queste rivelazioni. In questo modo, The Message intreccia due dimensioni apparentemente inconciliabili: da un lato la purezza di un dono inspiegabile, dall’altro la necessità – o forse l’opportunismo – di sfruttarlo economicamente. Il film invita così a riflettere sulla sottile linea che separa il misticismo dalla frode, la spiritualità dall’inganno.
Uno dei punti di forza dell’opera di Fund è la sua straordinaria costruzione visiva. L’uso del bianco e nero dona al racconto un’aura senza tempo, esaltandone la dimensione onirica e rendendolo quasi una favola sospesa nell’etere. Il regista sceglie un ritmo narrativo calmo e contemplativo, che lascia spazio ai silenzi e ai dettagli, creando un’atmosfera ovattata e ipnotica. La colonna sonora, dominata dal suono morbido di una tromba, non fa che accentuare questa sensazione, avvolgendo lo spettatore in una dimensione intima e rarefatta, dove il confine tra il possibile e l’impossibile si fa labile.
Ma The Message non è solo una storia on the road, né si limita al fascino del sovrannaturale. Al centro del film vi è un tema universale e profondamente umano: la crescita. Il regista stesso ha dichiarato che il suo intento era quello di raccontare quel momento cruciale in cui un bambino inizia a percepirsi come individuo autonomo, capace non solo di comprendere il mondo, ma persino di offrire conforto e saggezza agli adulti. “Volevo raccontare quel passaggio in cui un bambino si rende conto di far parte di qualcosa di più grande, trovando la propria voce e il proprio ruolo. In un certo senso, è anche la storia di un’intera famiglia che affronta le proprie difficoltà comunicative, il passato e i propri limiti.”
Ma il film è anche una celebrazione dell’incontro tra due mondi puri ed essenziali: quello dei bambini e quello degli animali. Entrambi sono depositari di una saggezza istintiva, di una connessione autentica con la natura e con l’inesplicabile. Il film sembra suggerire che, per riscoprire una realtà più autentica e armoniosa, sia necessario recuperare quello sguardo incontaminato, capace di cogliere la bellezza e la magia in ciò che ci circonda.
Infine, The Message si inserisce in un discorso più ampio sullo stato attuale del cinema argentino. Fund riflette su come, negli ultimi anni, il cinema del suo Paese abbia iniziato a esplorare nuove modalità espressive, sfumando sempre più i confini tra realtà e finzione. “Forse, ora più che mai, la finzione non è l’opposto della realtà, ma un mezzo per comprenderne le contraddizioni e avvicinarsi alla verità. In quest’ottica, la fantasia è diventata il nuovo realismo.” Con questa affermazione, il regista sottolinea come il cinema possa essere non solo una forma d’arte, ma anche uno strumento di indagine sulla condizione umana e sulle complessità del presente.
Con la sua estetica raffinata, il suo ritmo ipnotico e la sua capacità di intrecciare magia e introspezione, The Message è un’opera che invita alla riflessione. Non si limita a raccontare una storia, ma suggerisce un modo diverso di guardare il mondo, lasciando spazio alla meraviglia e all’invisibile.