Non dimentichiamo l’Ucraina. Sembra questo il grido d’allarme che lancia Sergei Loznitsa con il suo nuovo documentario The Invasion.

Dieci anni dopo il suo film sui problemi tra russi e ucraini intitolato Maidan (perché girato nella piazza in cui ci fu la rivolta contro il governo filorusso), il regista si sofferma sul momento che sta vivendo il Paese. Girato negli ultimi due anni, il documentario descrive la vita quotidiana della gente. E lo fa scomponendo l’opera in alcune scene. Lo conferma lo stesso regista: “ho deciso di girare dei brevi episodi. Ognuno in un luogo differente e in un tempo diverso. Ogni episodio ha la sua propria storia con un inizio, uno sviluppo e una conclusione. In totale abbiamo realizzato 30 episodi diversi della durata che va dai 5 a 25 minuti. Poi, lo scorso novembre, ho iniziato a montarlo e così ho cercato di fare un ritratto generale di quello che vive l’Ucraina in questo momento”.

Iniziamo col vedere un funerale di alcuni militari uccisi in guerra. E lo osserviamo in tutta la sua solenne sofferenza. Poi si passa ad altri episodi; seguiamo, per esempio, le esercitazioni al tiro delle nuove reclute o la ricerca di mine antiuomo. Ma, vediamo anche una classe di bambini che frequentano la scuola d’inverno senza riscaldamento, coperti con giacche a vento e berretti per proteggersi dal freddo. Bambini che, al suono della sirena antiaerea, devono rifugiarsi nei rifugi. Un altro episodio, molto impressionante nella sua vera crudità, è girato all’interno di un ospedale e una clinica di riabilitazione. Lì, i ricoverati, tutti senza una o entrambe le gambe, testimoniano la conseguenza concreta e terribile della guerra.

Ci sono altri momenti molto toccati nel bel documentario di Sergei Loznitsa. Ma li lasciamo scoprire agli spettatori. Il tutto viene filmato con grande rigore e soprattutto rispetto delle altrui sofferenze.

È un documentario politico? Certamente, ma fatto benissimo e che non mostra il conflitto vero e proprio, ma le conseguenze che esso sta provocando in quel martoriato Paese invaso dai vicini russi.