Era tra i film più attesi di questa 74esima edizione e non ha deluso i fan più accaniti di Wes Anderson. Gli altri (e mi ci metto), quelli che invece gli riconoscono originalità e inventiva ma non lo mettono tra i loro preferiti, sono usciti dalla sala un poco annoiati. Qualche “buuu” finale e un timido applauso hanno suggellato la fine della proiezione per la stampa.
The French Dispatch vede la partecipazione di un grande cast (che ieri ha fatto bella mostra di sé sul tappeto rosso): Bill Murray, Tilda Swinton, Benicio Del Toro, Timothée Chamalet, Frances McDormand, Adrian Brody, Léa Seydoux, Owen Wilson, ecc hanno partecipato con grande entusiasmo a questo film collettivo che si divide in tre storie legate da una redazione di un giornale. Infatti, come è stato definito da più parti, il film è una lettera d’amore al giornalismo: al centro ci sono vicende e personaggi legati alla redazione parigina del quotidiano French Dispatch e alla scomparsa del direttore.
Come in tutti i film di Anderson la narrazione non è classica né omogenea. Ha invece un che di saltellante e fumettistico ed è basata su battute e controbattute dal sapore ironico. In questo film più che nei precedenti la ricerca formale ha più peso della narrazione e a volte questo diventa un po’ stucchevole per chi non è appassionato del regista. Anche i richiami a Jacques Tati (soprattutto iniziali) e al New Yorker (nei titoli di coda) diventano giochi cinefili e letterari che appassionano solo gli addetti ai lavori.
È la forma a farla da padrone. La cura della fotografia (i salti tra il bianco e nero e i colori sono a tratti davvero notevoli per inventiva), i giochi di luci e ombre sono ben equilibrati e la costruzione dell’inquadratura studiata nel minimo dettaglio. Tanto che occorrerebbe una seconda e una terza visione per apprezzarle fino in fondo. Il cinema che amo ha anche la sua bella narrazione, o almeno ha la poesia dietro la quale intuisci uno, dieci, mille mondi e significati. Qui, l’impressione finale alla prima visione, è di un grande lavoro estetico e formale a scapito dell’emozione che ti tocca il cuore.
Voto 3 su 5