Siamo in Ghana, ma forse anche a Disneyland. The Fisherman di Zoey Martinson è molto vicina, per impostazione narrativa, dialoghi, fotografia patinata e recitazione a un film della Disney.
La storia racconta di Atta Oko, un pescatore tradizionale ghanese in pensione. La sua vita prende una piega bizzarra quando è costretto a smettere di lavorare e, in coppia con un moderno pesce parlante e i suoi eccentrici “soci”, si ritrova a vivere un’avventura nella città di Accra, dove, navigando nel caos del mondo moderno, insegue il suo sogno di possedere una barca.
È un film che parla di un’amicizia, ma anche di rapporti familiari e di sogni e ambizioni. Ma soprattutto è un lavoro sulle differenze generazionali e sulla diversa visione del mondo che hanno i giovani e gli adulti.
La regista sottolinea così la sua ispirazione: “nasce dagli anni passati in un villaggio di pescatori nel Ghana e dai mondi che sognavo oltre le coste dell’oceano. Ogni pomeriggio, mentre il paese si riuniva per tirare su le reti, la mia immaginazione si scatenava con pensieri sugli straordinari tesori che potevano arrivare dal mare. Tuttavia, durante il mio soggiorno a Keta, ho anche assistito all’erosione della cultura e alla perdita di territorio causata dal riscaldamento globale. Il rapido sviluppo che si stava verificando nella zona ha avuto un profondo impatto sui pescatori e sull’intera comunità. Come autrice di genere volevo usare la fantasia per far luce sui costi dello sviluppo e della globalizzazione nella vita tradizionale del Ghana. Come Tono, volevo catturare lo straordinario senso dell’umorismo del Paese con una storia stravagante”.
E infatti gli elementi surreali, stravaganti non mancano in questa fiaba Disney. Abbiamo il pesce parlante, ma anche alcuni skatch di cui sono protagonisti Atta Oko e i suoi amici, quando dal piccolo villaggio sul mare vanno in città per trovare i soldi e quindi acquistare la barca. Proprio questo oggetto è il simbolo dell’indipendenza, della libertà che il protagonista principale ha sempre sognato.
Non è un brutto film, ma bisogna essere consapevoli che non mancano i luoghi comuni e un certo moralismo di fondo che potrebbe anche dar fastidio.