Casey è una ragazza introversa e problematica, tenuta in disparte dalle compagne di scuola più popolari. Viene rapita da un maniaco, che la chiude insieme a due sue compagne in uno scantinato. Durante la prigionia scoprono le diverse personalità che coabitano nella mente del loro rapitore: un bambino, una donna e altre ancora, assai più pericolose.
Il regista del Sesto senso, Philadelphia e Unbreakable, M.Night Shyamalan con questo film torna al suo genere preferito. Il regista si serve delle personalità multiple di Kevin – ben 23 – per cambiare registro, intervallando toni grotteschi, inquietanti e perfino horror. Prima di chiudere Split, con una scena che assolutamente inaspettata e rivelatrice, Shyamalan gioca con l’estetica e la poesia. Narrare storie ambiziose e imprevedibili con budget da low cost e calibrare bene le informazioni date al pubblico per aumentare l’effetto sorpresa, sono senza dubbio le sue doti migliori. Shyamalan in questo ha seguito fedelmente le orme di Hitchcock, che sapeva costruire una trama semplicemente lavorando di tensione e suspense.
Un progetto che arriva dopo una digressione nel mondo dei blockbuster e che grazie al produttore Jason Blum restituisce Shyamalan al genere che più gli appartiene.
Split è un thriller diretto, dalla struttura complessa, che parte da un dettaglio per aprire le porte di un intero mondo. Un mondo che sta tutto dentro la testa del protagonista Kevin interpretato da James McAvoy, un uomo affetto da disturbo dissociativo dell’identità che ha ventitré personalità distinte, alcune buone e alcune non tanto. Ma ciò che questa personalità rappresenta è la vera chicca che trascina il film in un finale tutto da scoprire.