Scritto da Messua Mazzetto, in collaborazione con https://lumiereeisuoifratelli.com/

 

Guardiamo più all’apparenza o all’interiorità?

L’abito e i modi fanno veramente il monaco?

Questi sono solo alcuni degli interrogativi di fronte ai quali ci troviamo approcciandoci al nuovo film di Pablo Larraìn.

Fin dalla sua comparsa in scena Kristen Stewart conquista lo schermo imponendosi come figura principale; dire che il film è sostenuto dalla sua figura è banale eppure è semplicemente così.

Se vi aspettate una storia che racconti la vita di Lady Diana da questo film, lasciate perdere perché non troverete la sua biografia ma uno spaccato della stessa, tre giorni all’interno della sua esistenza che vi daranno modo di vedere i protocolli e le regole (spesso al limite tra rigore assoluto e follie) che vengono imposte ai membri della famiglia reale inglese.

Regole rigide come quella di etichettare e di avere già i vestiti stabiliti per ogni momento della giornata: il vestito della colazione, il vestito del pranzo … tutti già con la data e l’etichetta che segnala quando indossarli.

Regole assurde come quella di pesarsi in un’apposita bilancia quando si arriva alla dimora reale la vigilia di natale per poi pesarsi nuovamente alla fine delle giornate natalizie dovendo aver ingrassato almeno un chilo per dimostrare anche fisicamente di aver passato un buon natale.

La figura del principe Carlo è delineata con un bisturi, un uomo freddo e cinico come pochi. Sembra quasi impossibile come sia insensibile ai dolori della sua consorte, preoccupandosi maggiormente del suo abito, se è in ordine o meno che dello stato emotivo della sua relazione con la moglie.

Quello che invece emerge in modo incondizionato è l’amore che Diana Spencer aveva nei confronti dei suoi due figli, che sono il motore della sua condizione, quelli per cui lei cerca di andare avanti.

Parlando degli interpreti, Kristen Stewart riesce a colpire, la sua interpretazione è secca e tormentata, sebbene fisicamente non sia molto simile alla protagonista del film con il modo di fare e la sua mimica riesce ad incarnare impeccabilmente la principessa triste.

Merita un appunto Timothy Spall che interpreta una “guardia” tanto severa all’apparenza ma in fondo comprensiva della situazione nella quale si trova la Lady.

Spencer ci fa capire quanto siano rigidi i protocolli reali e quanto siano insensati allo stesso tempo, un gioco di burattini dove le scelte sono determinate ancora prima di essere pensate.

Un plauso lo meritano gli abiti che sono stati realizzati in una maniera a dir poco impeccabile dai costumisti, curati in ogni dettaglio e addirittura in alcune scene riescono a fare da protagonisti, specialmente una grande collana di perle bianche (ma non voglio farvi troppi spoiler e quando vedrete il film capirete meglio a cosa mi sto riferendo).

La colonna sonora però non colpisce ed è facilmente dimenticabile, dopo qualche ora dalla visione fugge già nell’oblio.

Parlando invece della direzione il taglio registico di Larraìn predilige i primi piani e i mezzi busti come inquadrature, esponendosi inevitabilmente ad un rischio, quello di affidare il “peso” delle scene sugli interpreti che comunque riescono a sostenerlo e ad ottenere un buon risultato.

In conclusione Spencer è un buon prodotto, dove Kristen Stewart riesce a tirare fuori una grinta e un’interpretazione esemplare mostrandoci una donna che ad oggi, nonostante le numerose trasposizioni cinematografiche e televisive, non riusciamo e forse non riusciremo mai a comprendere appieno.