Tutto inizia con un banale incidente. Un automobilista investe una sorte di triciclo per adulti che finisce in un fosso. Al volante, Louis, sulla cinquantina, un impresario di pompe funebri, che si occupa delle salme, dei funerali e della gestione delle pompe funebri di famiglia. Nel fosso, Igor, un disabile con paralisi cerebrale e appassionato di filosofia. Passa la sua vita a consegnare a domicilio verdure biologiche, tenendosi ben lontano dal mondo e da ogni tipo di vita sociale. I suoi compagni di viaggio sono Socrate, Spinoza e Nietzsche. Dei suoi simili, uomini e donne, non sa nulla o quasi, ignorando tutto o quasi della sensualità, dell’amicizia, del sesso e degli incontri reali. Entrambi gli uomini stanno per imbarcarsi in un’avventura al di là di ciò che avrebbero mai potuto immaginare.

Questo l’inizio della trama di Presque (A beautiful minds) che arriva nelle nostre sale proprio in questi giorni. Un film che ricorda molto da vicino, per trama e tematiche, il celebre Quasi amici, ma che si distanzia da quel modello per altri aspetti.

L’amicizia tra Louis e Igor si cementa di minuto in minuto, di scena in scena, durante un viaggio col carro funebre: la scelta del lavoro di Louis è interessante ed è uno dei motori narrativi che mette in evidenza gli aspetti tragicomici del film. Così come progredisce col passare del tempo la reciproca conoscenza e soprattutto il rispetto dell’uno verso l’altro.

Il viaggio (da Losanna a Montpellier) è sicuramente un espediente narrativo classico per esemplificare (anche metaforicamente) la conoscenza. In questo caso si va oltre è anche un modo per comunicare, capirsi e soprattutto è un sistema usato per aprirsi al mondo dell’altro. E se da un lato Louis insegna al giovane qualche piacere sociale, Igor con le sue citazioni colte e filosofiche dona a Louis un pezzettino di libertà che negli anni aveva perso.

Di sicuro valore, l’opera acquista ancora più forza grazie al fatto che è stata pensata, scritta e diretta dai due protagonisti: Bernard Campan (autore e attore di altri film) e Alexandre Jollien (tra l’altro autore di diverse opere filosofiche, pubblicate negli ultimi 20 anni). Un duo che sprizza chimica da tutti i pori e soprattutto gioia di condividere un lavoro emozionante, sensibile e che va oltre i film di questo genere.

Meritato premio del pubblico a Soletta 2020.