Adam Driver che fa il bus driver di nome Paterson nella città di Paterson. Basta già questo a dare un’idea del tono del nuovo film di Jim Jarmusch, Paterson.

Sette giorni nella vita del protagonista, autista e poeta, che giorno dopo giorno cerca di contrastare con i suoi versi la regolarità tagliente della sua giornata, né entusiasmante né tragica. Attorno a lui la bella fidanzata amorevole, gli amici e i vari sconosciuti che origlia sul bus tentano a modo loro di fare la stessa cosa, cercando di coltivare il proprio lato di sogni e di illusioni.
Jarmusch ci introduce in una piccola città che tutti conosciamo bene: perché anche noi, come Paterson-uomo, abbiamo il nostro Paterson-mondo, personale, privato, costruito sul nostro desiderio di separare parte della nostra essenza da una realtà troppo concreta e tangibile, non necessariamente negativa, per proiettarla verso qualcosa di più elevato, l’abbandono all’espressione artistica o semplicemente fantasiosa.
Due figure identiche ma individuali, come due gemelli. Due figure che ogni sera si incontrano e si confrontano al bancone del bar, una persa in un semplice, sano e meritato boccale di birra, l’altra proiettata sul grande muro alle spalle di Doc, il barista, a rimirare le grandi personalità di Paterson, quelli che sono riusciti ad avere addirittura una statua o un parco con il proprio nome, come Lou Costello.

Paterson osserva se stesso attraverso gli altri. Laura, la moglie, dipinge, ma non sa dipingere, cucina ma non sa cucinare. Doc, il barista, gioca a scacchi con se stesso e perde. Everett, l’amico, ama una donna che non l’ama. Sconosciuti che si mentono a vicenda sul loro successo inesistente con le donne. Tutti immersi nelle loro illusioni, mediocri, fragili, pronte a rompersi da un momento all’altro, ma assolutamente necessarie. L’unico è Donny, il suo supervisore, senza illusioni, senza fantasie, sotto il fardello della propria realtà con comica tristezza.
Un piccolo incidente porta Paterson-uomo ad interrogarsi su se stesso, sulle proprie illusioni e mediocrità e sarà uno sconosciuto, un alieno del Paterson-mondo a fargli comprendere che, nonostante tutto, lui preferisce essere un pesce.