È stato accolto piuttosto bene il nuovo film di Paolo Sorrentino e potrebbe essere in odore di premi. Parthenope è un inno alla bellezza, di una donna e della città di Napoli.
Siamo nella città del Vesuvio nel 1950. Parthenope (splendida Celeste Della Porta) nasce in una famiglia ricca dell’alta borghesia, e che già 18enne fa girare la testa a mezza città. Lei gioca un po’ con la sua carica erotica, ma è dedita agli studi di antropologia con il professor Devoto Marotta (Silvio Orlando), capace di intravedere in lei quel guizzo in più rispetto agli altri studenti.
Il film inizia come È stata la mano di Dio, con una famiglia pittoresca e agiata che dà alla luce questa sirena. E prosegue nel tempo, soprattutto durante gli anni giovanili e universitari, dove la ragazza ha modo di mostrare la sua indubbia bellezza. Fino ad arrivare all’età adulta, quando Celeste passa lo scettro della sirena a Stefania Sandrelli.
L’evoluzione del personaggio è ben calibrata e, come sempre, la fotografia di Daria D’Antonio (che, come ha detto la stessa direttrice della fotografia, si basa su tre concetti: bellezza, mistero e libertà) è spettacolare, struggente ed evocativa del tempo che fu. Ovviamente, il tutto è anche molto personale, Sorrentino prende spunto, come nella precedente opera, dalla sua vita. Come ha detto durante la conferenza stampa: “per me Pathenope è sia la donna sia la città. Ed entrambe hanno un aspetto in comune, sono estremamente libere, non temono giudizi. Un valore che valeva 50 anni fa, ma ancora di più oggi”.
Nella pellicola c’è anche Gary Oldman che interpreta lo scrittore John Cheever, uno dei tanti incontri che segneranno la vita e la crescita della ragazza. Così come sarà importante quello con il professore.
Ma c’è pure tanto altro che occorre scoprire perché è uno di quei film da assaporare con calma, magari da rivedere per gustare tutti i sapori che contiene. Un po’ come un vino da meditazione.
Ultimo accenno alla colonna sonora: oltre a brani di Cocciante e Paoli, Sorrentino ha inserito musiche di una strumentista australiana: “è da tempo che volevo usarla nei mei film e Parthenope mi è sembrata l’opera giusta per inserire questi splendidi brani”, ha concluso.