4193_D039_00268_R Willem Dafoe stars as Professor Albin Eberhart von Franz in director Robert Eggers’ NOSFERATU, a Focus Features release. Credit: Aidan Monaghan / © 2023 FOCUS FEATURES LLC

di Jacopo Greppi

Per ciò che concerne il cinema, il 2025 inizierà in grande stile dato che il primo gennaio uscirà nelle sale della Svizzera italiana il nuovo film di Robert Eggers: Nosferatu. Si tratta di un nuovo adattamento del capolavoro senza tempo di Murnau uscito nel 1922, del quale anche Werner Herzog ne fece una sua versione nel 1979.
Visto l’arrivo del nuovo film di uno degli autori contemporanei più interessanti ed influenti nel cinema horror, vale la pena spendere due parole sullo status di tale genere e su come autori del calibro di Eggers stiano contribuendo a salvarlo, dandogli nuova luce e facendo nuovamente comprendere cosa significhi davvero avere e fare paura.
La paura è definibile come uno «stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso» (Treccani) ed il cinema horror è l’emblema di questa definizione. Sentimento che sin dagli albori del cinema, basti pensare ai capolavori espressionisti come Il gabinetto del dottor Caligari, ha distinto e caratterizzato le opere di molti registi. Sentimento che veniva trasmesso tramite il sapiente uso delle scenografia, della fotografia, del trucco e della regia.
Tuttavia, nel corso dei decenni il cinema è mutato, e con esso anche le tendenze e le tecniche per cercare di incutere paura presso lo spettatore. Se con Maestri del calibro di Hitchcock e Mario Bava il sentimento d’orrore passava attraverso l’uso sapiente della tensione e della messa in scena, negli ultimi anni questi elementi sono sempre più accantonati in favore di altri metodi più furbi ed ingannevoli. L’utilizzo di jumpscare, l’innalzamento immediato della musica e l’impiego di effetti sonori inseriti senza preavviso stanno sempre di più demonetizzando e togliendo valore ad un genere la cui potenza d’impatto narrativo e tematico è forse la più forte che ci possa essere. Il genere horror, infatti, è capace di trattare, narrare e comunicare nella maniera più viscerale possibile tantissimi temi, soprattutto quelli più complessi e sfumati che riguardano la società. La sua potenza è dunque forse definibile senza pari, ma negli ultimi anni questo potentissimo elemento è sempre più oscurato da film aventi poco da dire, e che tentano di comunicarlo senza una vera costruzione della paura, risultando così superficiali ed inefficaci.

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