Il tema è dei più caldi del momento, l’iniziativa NO Billag sta impazzando su media e social media e se ne discute animatamente. Il focus è senza dubbio incentrato sul futuro della SSR e di conseguenza della RSI e sul ruolo di un servizio pubblico finanziato dalla Confederazione.
Ma cosa succederebbe al mondo del cinema svizzero in caso di vittoria dei Sì? Lo abbiamo chiesto ad alcuni professionisti che da anni operano all’interno del settore cinematografico.
Il nostro primo ospite è il regista svizzero Fulvio Bernasconi, che da più di vent’anni lavora nel mondo dell’audiovisivo sia in Svizzera sia all’estero.
Signor Bernasconi, il cinema nazionale che rapporto ha con la SSR?
«Il cinema svizzero dipende molto dalla SSR. Innanzitutto per il finanziamento: in media, il 30 % del budget di un film è coperto dalla SSR, che in cambio riceve i diritti di diffusione. Una relazione abituale tra tutte le cinematografie europee e le televisioni pubbliche dei rispettivi paesi. Il cinema europeo è intimamente legato al servizio pubblico. Inoltre la SSR è essenziale, prima per la promozione di un film e, in seguito, per la diffusione sulle sue reti. Io spero anche che, in futuro, la SSR – o comunque un ente di servizio pubblico – possa realizzare una piattaforma di diffusione sul modello di Netflix, ma più piccola e dedicata alla produzione nazionale: film, documentari, serie, ma anche youtuber, trasmissioni di informazione, ecc.»
Secondo lei, in caso di smantellamento del servizio pubblico, cosa succederà alle produzioni del nostro territorio?
«Io penso che se la SSR dovesse chiudere, cosa che succederà se l’iniziativa fosse accettata, ci sarebbe un’implosione totale dell’industria audiovisiva svizzera. Per le ragioni che ho citato sopra e perché i tecnici, i registi, gli sceneggiatori, gli attori non avrebbero più abbastanza lavoro per poter sopravvivere».
Crede quindi che sia impossibile mantenere vivo il settore dell’audiovisivo senza la presenza di una televisione di servizio pubblico?
«L’audiovisivo, oggi, è un settore enorme e alcuni campi come, per esempio, gli youtuber, la pubblicità, i film industriali per gli orologi di lusso potrebbero sopravvivere. Io ho enorme rispetto per queste produzioni, ma credo sia importante anche conservare la possibilità di fare dei documentari, delle trasmissioni di informazione, dei film e delle serie, se vogliamo continuare a nutrire lo sviluppo della nostra società».