La Ticino Film Commission è un’iniziativa di politica economica regionale che promuove il territorio ticinese affinché possa diventare il set ideale per girare dei prodotti audiovisivi che ha già portato nella Svizzera italiana varie società di produzione straniere. Cosa succederebbe se l’iniziativa No Billag venisse approvata, ce lo racconta il presidente Nicola Pini.
Una ipotetica vittoria dei Sì a No Billag cosa comporterebbe per il settore dell’audiovisivo in Svizzera?
«La Ticino Film Commission ha tra i suoi obiettivi da un lato di attirare in Ticino produzioni audiovisive nazionali e internazionali e, dall’altro, di consolidare il fare cinema cantonale, cercando di offrire nuove opportunità di lavoro ai professionisti locali e sostenendo la realizzazione di progetti audiovisivi cantonali. Per queste produzioni, come anche per quelle nazionali che cerchiamo di portare in Ticino, la presenza della SRG SSR è fondamentale, sia in termini di competenze ed esperienza, sia in termini di cofinanziamento: va infatti ricordato che il servizio pubblico radiotelevisivo – in base all’accordo di cooperazione con il settore cinematografico svizzero chiamato Pacte de l’audiovisuel – mette a disposizione praticamente la metà dei finanziamenti pubblici per la produzione audiovisiva nazionale. In una realtà senza la SSR SRG, dunque, la Ticino Film Commission potrebbe sì lavorare al raggiungimento di uno dei suoi obiettivi principali – attirare produzioni dall’estero – ma si ritroverebbe a operare in un contesto in cui l’intera filiera dell’audiovisivo nazionale e locale sarebbe fortemente e pericolosamente indebolita».
Crede che questa iniziativa possa influenzare gli investimenti futuri sul nostro territorio?
«Dal 2015 al 2017 abbiamo accolto e accompagnato una sessantina di progetti, divisi più o meno a metà tra prodotti nazionali e internazionali, quest’ultimi provenienti in particolare dalla Germania, ma anche da Italia, India, Stati Uniti, Canada, Spagna, Austria, Russia e Thailandia. L’interesse è alto e grazie al passaparola, ai primi risultati raggiunti e alla costante presenza al Locarno Festival, così come ad altri festival, le opportunità aumentano sempre di più. Il tutto sarebbe forse ancora possibile, ma più difficile e probabilmente meno redditizio in termini di indotto economico e di posti di lavoro per il nostro territorio. Inoltre, la mancanza di continuità derivata dalla scomparsa delle produzioni o co-produzioni SRG SSR, porterebbe molti dei professionisti indipendenti ticinesi a lasciare il nostro territorio o a reinventarsi, rendendo così il Ticino meno attrattivo per tutto il mercato, anche internazionale».
A livello economico cosa comporterebbe una crisi del settore audiovisivo in Ticino e in Svizzera? Si prospetta davvero un incremento considerevole di disoccupazione con i relativi costi sociali?
«la produzione audiovisiva nazionale si troverebbe confrontata con un taglio di circa il 50% dei fondi finanziari per la produzione a disposizione in Svizzera. Non essendoci molte altre possibilità di reperire fondi adeguati per sostenere la produzione, vi sarà una drastica diminuzione del numero di produzioni audiovisive nazionali e, soprattutto, non ci sarà più lavoro per la maggior parte degli addetti ai lavori nazionali. Il discorso è analogo se non peggiore per quanto riguarda la Svizzera italiana, anche perché il Cantone può offrire ai produttori locali un sostegno finanziario alla produzione estremamente limitato, sui 200’000 CHF l’anno circa derivanti dalle tasse sui biglietti di entrata al cinema (un franco a biglietto, di cui solo 60 centesimi a biglietto è destinato al sostegno alla produzione cinematografica). È quindi chiaro che senza il fondo assicurato dal Pacte de l’audiovisuel anche il mondo dell’audiovisivo cantonale sarebbe fortemente ridimensionato. Va poi considerato che per 1 franco investito dalla SRG SSR o dall’Ufficio Federale della Cultura su di una produzione ticinese sul nostro territorio di norma ne vengono spesi 3 o 4. Un SÌ a No Billag significherebbe quindi una perdita enorme dell’indotto economico derivato dalle produzioni audiovisive sostenute dalla SRG SSR così come un’enorme rischio di disoccupazione per molti professionisti locali. E non pensiamo solo a registi e attori, ma a tutti i professionisti dell’audiovisivo in generale: dalle agenzie pubblicitarie alle società di servizi passando dalle società di noleggio mezzi tecnici, come anche tutti gli attori economici che collaborano con una produzione (alberghi, ristoranti, negozi, imprese di trasporto e via discorrendo). Uno scenario da evitare insomma, soprattutto per chi crede che il cinema e la cultura tutta siano un motore di progresso civile e economico».