Una Ford Anglia del ’59, diventa il detonatore di una spirale di botte, tradimenti e sangue nella Londra marcia, piovosa e in bianco e nero degli anni di cui parla la retrospettiva che hanno dato al cinema Rex, curata dal brillante Ehsan Khoshbakh: il cinema britannico dal 1945 al 1960. Al di là di Never Let Go, l’intero ciclo di film proiettati qui a Locarno per il Festival ha offerto un bell’affresco della vita quotidiana nella Gran Bretagna di quegli anni, raccontando scatti di luce e pozze d’ombra della ricostruzione e della rinascita nazionale. Ma torniamo alla Ford Anglia da cui siamo partiti.

John Cummings (Richard Todd), venditore di cosmetici con la sfiga tatuata addosso, non è un duro di professione, ma un romantico con troppo da perdere e troppo poco da temere. Il suo antagonista è Lionel Meadows (un Peter Sellers come mai l’avete visto, garantito): meccanico di facciata e iena di notte, che compra documenti di auto rottamate e li abbina a vetture rubate e travestite chirurgicamente da un suo affiliato carrozziere con un’officina fuori mano. Il suo regno è un garage che odora di olio bruciato e cattive intenzioni. Tra i malcapitati derubati c’è Cummings, il quale aveva riposto tutto il suo riscatto sociale in quella vettura: è convinto che sua moglie e sua figlia potranno finalmente raggiungere incredibili mirabile nel loro futuro grazie ai benefici che sarebbero scaturiti dalla sua Anglia nuova di zecca. Ecco perché l’ostinata battaglia per il suo recupero diviene la parabola di un uomo che se da un lato eroicamente resiste al male, dall’altro ne resta ingenuamente schiacciato.

Il film è una corsa a nervi scoperti, tra vicoli fradici e interni fumosi, dove ogni stretta di mano può diventare una trappola e ogni sguardo nascondere una minaccia. Le mani di Meadows parlano più delle sue parole: pugni, strattoni, ricatti sussurrati come coltelli alla gola. Intorno, una fauna di ladruncoli, ragazze sfiorite e vite già sprecate.

La musica di John Barry più che accompagnare la scena, spesso detta il ritmo e segna la strada di questo sorprendente noir, trasformando gli stacchi di montaggio in colpi secchi sul volto dello spettatore. Quando la lotta finale esplode tra lamiere e sangue, non assistiamo alla tipica redenzione hollywoodiana, ma solo alla soddisfazione amara di aver resistito un minuto più a lungo del nemico.

Se c’è un riferimento letterario che subito mi è balenato in mente, direi Il Cappotto di Nikolaj Gogol. Come chi è abituato a pensare alla letteratura russa come una linea verde che collega Tolstòj e Dostoevskij, dimenticando l’ucraino di Velyki Soročynci, allo stesso modo, chi pensa al cinema di lingua inglese di quegli anni dimenticandosi della produzione britannica, penso che qualcosa di sorprendente da scoprire la troverebbe senz’altro guardando i film proposti nella retrospettiva locarnese. John Guillermin (il regista), come Gogol per la letteratura in lingua russa, fa parte di quella neanche troppo minuta schiera di autori che in qualche modo hanno gettato le basi di un filone culturale del cinema di quegli anni.

La Londra di  Guillermin è un quadro dal sapore pungente e nello stesso tempo profetico. Ci ho letto l’immagine della società capitalistica che ritroveremo dappertutto in Occidente, dove la ricchezza e il potere fanno spesso l’occhiolino al crimine, in special modo nel primo dopoguerra, quando la ricostruzione di un mondo distrutto dalla follia nazifascista non aveva tempo per le sottigliezze.

I personaggi del film raccontano ognuno una storia che nasce dalla recente profonda miseria, rimasta troppo tempo (sei anni di guerra non sono pochi) senza voce. Sono personaggi che cercano di riscattarsi dallo stagno oscuro delle loro vite, ma che, per un motivo o un altro, finiscono miseramente. Vite da noir, diremmo.

Ognuno dei delinquentelli della gang di Lionel Meadows, come ad esempio Tommy Towers (Adam Faith), il ladro della Ford, presenta una tipologia umana che esprime una realtà che avvertiamo subito come vera e pungente, oltre che semplicemente narrativa.

Anche il protagonista John Cummings ha tutta l’aria di essere un personaggio che viene dalla povera gente e che con molta fatica è riuscito a diventare un venditore ambulante di prodotti cosmetici, lavoro che con il passare degli anni gli è risultato sempre più ostile e ostico, dato che egli non ha la stoffa truffaldina e sorniona dei suoi colleghi. Non ha particolari attitudini se non quella di essere un gentile e generoso marito e padre, ed è questo che ce lo rende simpatico sin da subito: sembra infatti che lo zelo che spesso gli manca sul lavoro lo impieghi tutto nel coprire sua moglie Anne (Elizabeth Sellars) di impossibili sogni, non ultimo quello di migliorare le loro finanze con l’acquisto dell’Anglia. Quel furto lo mette difronte a una scelta che non ha alternative oltre a quella di recuperarla a tutti i costi: se a mala pena riusciva risolvere i suoi problemi finanziari prima, adesso, con il mutuo dell’auto ancora da pagare sarebbe impossibile. Se prima l’unica cosa da fare era quella di comprare quell’auto, adesso che Tommy gliel’ha sottratta l’unica strada da percorrere è recuperarla. Come Akakij Akakievič Bašmačkin, il protagonista del Cappotto, John Cummings si sentiva tutto diverso a bordo dell’Anglia:

«Da quel momento fu come se la sua esistenza fosse diventata più completa […]. Era quasi diventato più vivace, perfino più deciso di carattere, come un uomo che si è già definito e prefisso uno scopo. Dalla sua faccia e dai suoi gesti scomparvero automaticamente il dubbio, l’incertezza: insomma tutti i tratti esitanti e imprecisi. In certi momenti un fuoco gli si accendeva negli occhi, nel capo gli balenavano perfino i pensieri più temerari e audaci». Insomma, tocca recuperarla a ogni costo!

Come dire: se la giustizia non funziona con la generosità e l’amore familiare, ce ne vuole un’altra ben più potente, capace perfino di cambiare il cuore degli uomini. E con questa non ci sono sotterfugi o scappatoie. È inesorabile, pensa Cummings. Come inesorabile è la bellezza del noir di cui è il protagonista. Triste, solitario ed eroico a modo suo. Never Let go: non darti mai per vinto.

Titoli di coda e il Rex riaccende le sue luci.