Di Nicola Mazzi
La rivista che tenete in mano (o che guardate sullo schermo) è come un neonato. Ha tanta voglia di crescere per diventare un bambino sano e curioso. E poi magari, se i lettori lo vorranno, un ragazzo un po’ ribelle, e forse, chissà, un adulto più serio e composto.
Cinemany nasce dalla passione per il cinema di un gruppo di amici e porta con sé l’entusiasmo di chi vi scrive. Non siamo tutti critici. Certo, c’è chi redige articoli per lavoro, ma c’è anche chi insegna, chi fotografa per mestiere e altri, provenienti da professioni diverse, si aggiungeranno (spero) nei prossimi numeri.
Mi sono sempre chiesto come mai una regione fertile di rassegne cinematografiche, cineclub, serate con proiezioni e soprattutto con il Festival del Film di Locarno, non abbia una rivista dedicata alla settima arte. Non sono mai riuscito a comprenderne la ragione. E allora mi sono detto perché non provare? Perché non inoltrarmi in questa landa oscura, ma tanto affascinante? E così eccomi, anzi, eccoci qui. Con questo numero zero che, come detto, è un neonato appena arrivato in questo mondo.
La mia, e la nostra idea, è quella di scrivere, non solo attraverso le critiche, l’analisi e le interviste, che saranno sicuramente presenti e avranno uno spazio importante, ma è quella di allargare la visione e parlare anche di storia del cinema, avere sui film punti di vista diversi (sociologico, psicologico, antropologico, letterario, educativo, economico, ecc.) e incuriosire il lettore con notizie e novità.
Presentando il numero zero posso dire che mi riempie d’orgoglio dedicare la prima copertina a Freddy Buache: il fondatore della Cinématèque Suisse. Classe 1924, Buache ha semplicemente fatto conoscere il cinema agli svizzeri. Ma questo numero ha altri validi contributi. Un’intervista ad Alberto Meroni sul suo film di Capodanno per la RSI; un’analisi del cinema di Jacques Tati; un ricordo in immagine del Festival di Locarno di qualche anno fa; una riflessione critica sul concetto di differenza nel cinema; ma anche l’indagare nei meandri biografici di Orson Welles per capire meglio i suoi film. Non mancano articoli più leggeri come lo sguardo felino sul divorzio tra Brad Pitt e Angelina Jolie, la presentazione del nuovo lavoro di Aldo, Giovanni e Giacomo, e del film d’animazione Sing, che sarà nelle sale a gennaio. O ancora il giudizio critico di Agata, una bambina di 8 anni, su Pets.
Il progetto è sicuramente ambizioso, non lo nego. Mi mette anche un po’ di paura, non lo nascondo. Ma è una sfida che voglio e vogliamo lanciare a chi, come noi, ama andare al cinema oppure predilige guardarsi un bel film davanti alla televisione o sul proprio tablet.
Una sfida che non sarebbe diventata realtà senza l’aiuto di alcuni amici che in questo numero zero desidero ringraziare. Su tutti Roberta, ma insieme a lei anche i bravissimi Sebastiano, Andrea, Roberto, Ottavia e Murakami. Una lista che spero di completare nei prossimi numeri con l’arrivo di nuovi e preziosi collaboratori. Grazie a tutti voi. E soprattutto grazie a chi vorrà seguirci in questo nuovo e affascinante viaggio.