Storie che si incontrano in Quebec, nel profondo cuore delle foreste canadesi, terra che fu paese di fiere popolazioni indigene come gli Oka. Ma il contesto è quello di oggi, nel quale la fierezza guerriera dei popoli indiani è stata domata dal colonizzatore bianco e resa innocua dai vizi tipici della società contemporanea: alcool e droga.
Uno scenario comune in tutto il Nord America. Cittadine ai confini delle Indian Nation nelle quali risulta immediatamente chiaro quale gradino occupino questi antichi popoli sulla scala sociale. Nel film di Fulvio Bernasconi questo senso di abbandono e marginalità è reso in modo puntuale attraverso la semplicità della narrazione, che non eccede mai, ma mostra l’intimo sentimento di impotenza che permane costante negli sguardi dei protagonisti indigeni. Due mondi che appartengono alla stessa terra ma che sono distanti e sembrano non volersi incontrare. La vita di un ragazzino indigeno vale tanto quanto quella di ragazzo bianco?
Il protagonista è lo svizzero Thomas. Anche nei suo occhi si legge l’impotenza. Ma in questo caso è l’impossibilità di cambiare i propri gesti, di rimediare ad un errore che grava sulla sua coscienza e che lo spinge ad agire per trovare pace.
L’occasione è l’incidente che uccide Mukki, un ragazzino indiano vittima del degrado che pervade la riserva. Mukki ha bevuto troppo, ha fumato marjuana e, nonostante lo zio John lo sappia, lascia comunque che percorra in bicicletta la lunga strada casa dei grandi camion. Mukki muore a 13 anni sotto le ruote di un tir guidato da Mary-Ann, madre di due bambini, che fugge senza prestare soccorso.
Tre vite si intersecano, quella di Thomas, di Mary-Ann e di John, sullo sfondo grigio di un paesaggio che sembra piangere la desolazione degli uomini. Tre vite che solo nell’incontro le une con le altre sapranno riconquistare la forza di agire, di rompere il tedio che le accompagna per fare in fine la cosa giusta.
Tre mondi che si incontrano e che ci raccontano che i sentimenti dell’uomo vanno oltre l’appartenenza culturale. La colpa, l’incapacità di affrontare i propri errori sono identici. E ognuno di loro lo capirà leggendo nello sguardo dell’altro.
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