I film sulla scuola, e in modo particolare quelli che riguardano da vicino la scuola detta dell’obbligo oppure le superiori, fanno praticamente parte di un genere cinematografico a sé, molto apprezzato, e che ha regalato al mondo del cinema delle perle di rara bellezza e intensità. Da L’attimo fuggente a La classe, passando magari per Detachment (che fra l’altro annovera un Adrien Brody nei panni di un supplente), ognuno di voi potrà facilmente stilare una lista di film incentrati sulla scuola, ed è facile immaginare che alla fine ci si ritrovi con delle liste molto simili.
Come dire, l’attualità della scuola come tema cinematografico non sembra esaurirsi mai; prova ne è il film Madame Hyde di Serge Bozon presentato nel concorso internazionale del Locarno Festival. Come ci informa la sintesi fornita dal programma cartaceo del festival, il film narra di «un’insegnante eccentrica disprezzata sia dai colleghi sia dagli studenti». Fin qui tutto bene perché, in fondo, chi non ha mai visto un film su un insegnante sfigato o, mutatis mutandis, sulla vita complicata di un insegnante, sui rapporti difficili (anche conflittuali) con colleghi, allievi, e genitori? Anzi, spesso e volentieri sono proprio questo fardello personale, questa pesantezza di vivere, a costituire il vero motore narrativo dei film sulla scuola. Senonché, se proseguiamo nella lettura della suddetta sintesi in «una notte tempestosa (l’insegnate) viene colpita da un fulmine e perde i sensi». Quando torna in sé, Madame Géquil (Isabelle Huppert) scopre di dover fare in conti con una doppia identità: quella abituale, condivisa con un amorevole marito e homme au foyer, e quella nuova di Madame Hyde, essere dotato di poteri straordinari ma, sfortunatamente, spesso anche (molto) distruttivi. La vita dell’insegnante, a questo punto, è segnata da risvolti a dir poco ambigui. Da una parte, la doppia identità la trasforma in insegnante modello (tanto perfetta da tradurre alla lettera il pedagogismo tipico dei formatori delle alte scuole pedagogiche); d’altra parte, l’incontrollabile forza della signora Hyde la porta a compiere alcuni atti non propriamente lodevoli.
Se non altro il regista Serge Bozon (già critico cinematografico per i Cahiers du Cinema) ha il merito di intervenire su una trama che ammicca a un genere preciso (quello del film sulla scuola) per conferirle una bella sterzata che rende il film imprevedibile e divertente. Lo sguardo che il film porta sulla scuola è libero da facili moralismi, sfugge alla tentazione della drammatizzazione, ma si concentra maggiormente sullo svolgersi di situazioni dai contorni surreali, ma che non smettono ci parlarci in modo ironico e pertinente del mondo della scuola.
Isabelle Huppert ci regala alcune scene veramente da incorniciare, ma non è l’unica, poiché nel cast c’è anche Romain Duris (uno dei giovani attori francesi più abili e promettenti) nelle vesti di un preside che non smette mai di essere la caricatura di sé stesso. E, visto che si parlava di ironia, il film sa anche far riflettere. Come insegnava Pirandello, l’ironia quando colpisce nel segno non manca mai di lasciare uno strascico di riflessione.